A Trieste inizia la fuga dei giocatori. E intanto è 'guerra' fra Rosenzweig e Menta

In casa Triestina inizia il fuggi fuggi con due giocatori che nella giornata appena passata hanno ottenuto lo svincolo d’ufficio dopo il lodo del collegio arbitrarle per le inadempienze del club: si tratta del difensore Domenico Frare e l’attaccante Marco Olivieri. I due giocatori lasceranno dunque il club giuliano per approdare in Serie B rispettivamente alla Virtus Entella e al Cesena. Due perdite importanti, a cui presto potrebbe aggiungersi quel Omar Correia che si è rifiutato di scendere in campo contro l’Arzignano in Coppa Italia Serie C (e per questo sarà multato) e che piace sempre in cadetteria con Monza e Juve Stabia – oltre che al Lecce in Serie A - che al momento frenano non tanto per il costo del cartellino, che si aggira sui 750mila euro, ma per le pretese dei suoi agenti che chiedono circa mezzo milione di commissioni.

Una situazione che se dovesse sbloccarsi nei prossimi giorni permetterebbe alla Triestina di incassare soldi importanti per proseguire una stagione che si prospetta difficilissima non solo per la pesante penalizzazione accumulata nei mesi scorsi, ma anche per le difficoltà economiche incontrate finora che fanno temere per la tenuta della società nel medio-lungo periodo con il fantasma di un’esclusione dopo pochi mesi dall’avvio della stagione che sarebbe un colpo pesante da assorbire per la Lega Pro dopo i casi legati a Taranto, Turris, Lucchese e ACR Messina della passata stagione.

Nel frattempo proseguono gli attriti fra il presidente Ben Rosenzweig e il direttore generale Alex Menta in quella che appare come una guerra intestina (come ha scritto Il Piccolo) che, solitamente, non porta mai a nulla di buono. Il dg infatti sarebbe pronto a portare in società nuove figure pronte a subentrare all’attuale proprietà con un altro uomo proveniente dalla finanza statunitense come Tim Buckman che potrebbe diventare il nuovo numero uno. Un nome non nuovo per la piazza triestina, visto che già a febbraio sembrava dovesse immettere capitali nelle casse societarie salvo poi defilarsi. Dall’altra parte invece Rosenzweig vorrebbe rivedere l’assetto societario allontanando l’ex Venezia. In mezzo resta però la questione dei soldi che servono per ripianare i tanti debiti accumulati e dare solidità a una società che ormai da mesi viaggia sul filo del rasoio del fallimento senza che si veda la luce in fondo al tunnel.