Braglia: "La C non ha il livello di un tempo. I genitori pagano per far giocare i figli"


Non solo Rimini. Nel corso dell'intervento mattutina ad A Tutta C, il format di TMW Radio interamente dedicato al mondo della Serie C, mister Piero Braglia, reduce dalle complicate settimane la prima citata formazione biancorossa, ha detto la sua anche su quello che è il momento del calcio in generale. Senza peli sulla lingua, nello stile che lo contraddistingue.
Ecco le sue parole, che partono dalla questione legata ai giovani calciatori, che in Romagna sono approdati grazie a un contratto di volontariato previsto dalle normative federali: "Da noi a un certo punto è arrivato, dopo un lungo viaggio dal Lamezia, Gagliano, che con questo contratto ha giocato la prima gara di campionato, e lui è anche bravo. Ma sono tanti i casi come questo. Però poi sì, i genitori non sono come quelli di una volta che non si permettevano nemmeno di avvicinarsi agli spogliatoi, perché i ragazzi dovevano crescere, ora i genitori pagano, sentono delle cose assurde in giro, pagano per far giocare il proprio figlio che l'anno dopo sicuramente smette con il calcio, perché nemmeno è bravo".
E conclude quindi: "Un tempo la Serie D era una categoria dove si vedeva gente forte, adesso la guardo e alle volte mi viene da ridere, e lo stesso vale per la C, un tempo era una B2, squadre una più volte dell'altra. Ci sono tante cose che si potrebbe fare per rimettere a posto".
