Spagna-Kosovo, la partita impossibile: suonati gli inni. Ma nessun riferimento alle nazionali

Spagna-Kosovo è una partita difficile per la squadra di casa. Magari non a livello calcistico, di sicuro dal punto di vista geopolitico. La Spagna, infatti, è tra i 91 Paesi al mondo (cinque appartengono all’Unione Europea: Romania, Slovacchia, Cipro e Grecia, oltre alla Spagna) che non riconoscono il Kosovo come Stato: nel caso specifico, perché preoccupata che questo darebbe nuova linfa alle pretese autonomistiche della Catalogna e dei Paesi Bassi. Complicato, ovviamente, giocare contro una nazione che per il proprio governo non esiste, e infatti l’esecutivo di Madrid aveva dato specifiche indicazioni affinché in nessuna circostanza, in occasione della gara di stasera, ci si riferisse al Kosovo come a uno Stato. Missione resa ardua dal contestuale doveroso rispetto dei protocolli dell’UEFA, tra cui l’obbligo di far risuonare i rispettivi inni nazionali. Eppure raggiunta dalla federcalcio spagnola: all’Estadio la Cartuja di Siviglia, anche nei tabelloni video, non sono comparsi i nomi di Spagna o Kosovo, ma solo i rispettivi stemmi.
Allo stesso modo, riferisce As, lo speaker ha parlato di “squadra kosovara” e non di nazionale. Quanto agli inni: sono risuonati entrambi prima del calcio d'inizio, ma sono stati annunciati genericamente come “inni della partita” e non inni nazionali quali a tutti gli effetti sono. Regole UEFA rispettate, insomma. Con tante difficoltà e un po' di ipocrisia.
