L'allarme di Rovella e le spiegazioni del Capitano fanno luce sul nuovo corso azzurro e su cosa davvero non ha funzionato con Spalletti. Cosa succede a Federico Chiesa?

Domani sera si alzerà il sipario sulla nuova Nazionale di Gennaro Gattuso. Allo Stadio di Bergamo contro l'Estonia ci sarà un'Italia chiamata a risollevarsi dopo la scoppola di Oslo. A voltare pagina per intraprendere un cammino verso la prossima Coppa del Mondo che difficilmente si interromperà a novembre, che speriamo possa premiarci a marzo. L'Italia seconda nel gruppo I non è una possibilità, è quasi una certezza perché la Norvegia - a eccezione di quella in Italia - ha già giocato e vinto tutte le altre trasferte. Molto probabilmente potrà anche permettersi il lusso di perdere a Milano il prossimo 16 novembre e chiudere comunque il raggruppamento al primo posto. Le basterà battere in casa Israele, Estonia e Moldova (non proprio un'impresa) e non disperdere un vantaggio oggi titanico per ciò che riguarda la differenza reti: +11 loro dopo quattro partite, -1 noi dopo due.
Prepariamoci insomma ai play-off di marzo dove si affronteranno tutte le seconde dei dodici gironi più altre quattro squadre che emergeranno dalla combinazione delle classifiche finali dei gironi di qualificazione e quanto già invece emerso in Nations League. Sedici squadre per quattro posti, ad oggi è ancora impossibile fare un quadro delle possibili rivali. "In oltre 100 di storia l'Italia non è mai stata squadra avvezza alle goleade", ha detto Gattuso che poi ha aggiunto lunedì: "Non si preparano le sfide pensando di dover vincere in goleada".
Il commissario tecnico riparlerà questa sera direttamente da Bergamo, ma subito nei 28 minuti di conferenza stampa di lunedì s'è aggrappato a un sano pragmatismo: o la Norvegia a sorpresa inciampa nei prossimi tre match o le possibilità di evitare i play-off sono pochissime.
Le sei gare da qui a novembre serviranno quindi soprattutto per trovare il gruppo che poi si giocherà il pass Mondiale a marzo. In quell'occasione tutti si giocheranno tutto, soprattutto Gravina, Buffon e Gattuso. A quell'appuntamento il CT vuole arrivarci dopo aver chiarito come deve giocare l'Italia, cosa vuole proporre. Innanzitutto addio alla difesa a tre: dopo un'intera stagione con questo assetto si torna a difendere a quattro. "Devo proporre ciò che sento mio, altrimenti i giocatori mi sgamano dopo cinque minuti", ha detto Gattuso. L'Italia a seconda della partita giocherà col 4-2-3-1 o col 4-3-3. Due moduli provati fin da subito in quel di Coverciano per abituare la squadra a un assetto tattico che in molti casi non è quello a cui sono abituati nei club perché tra le altre giocano con la difesa a tre Roma, Atalanta, Inter, Juventus. Ovvero sei dei nove difensori convocati.
Ma non tutto si riduce alla tattica, evidentemente. Perché ciò che fin da subito è apparsa chiara è la volontà di Gattuso di cambiare il clima in quel di Coverciano. Di far scattare quel feeling che con Spalletti è mancato e che poi si traduce in un vero gruppo. "L'ultimo raduno non è stato piacevole", ha detto Rovella che poi ha aggiunto. "Per battere Estonia e Israele bisogna innanzitutto pareggiarli sul piano dell'intensità e della voglia e quest'ultima recentemente c'è un po' mancata". Un problema enorme se indossi la maglia della Nazionale, se ti giochi un Europeo o la qualificazione a un Mondiale. Una questione su cui un paio d'ore più tardi è tornato in conferenza stampa il capitano Gianluigi Donnarumma: "L'obiettivo è fare gruppo, tornare a divertirci e avere più scioltezza in campo senza troppa pressione perché poi quella ti fa mancare qualcosa in campo". Poche battute sparpagliate qui e là che fanno capire cosa non ha funzionato nelle due stagioni con Luciano Spalletti. La Svizzera come la Norvegia: quando doveva essere la squadra a fare la differenza, l'Italia s'è ritrovata senza un gruppo.
Perché poi vanno bene i problemi del calcio italiano, è vero che oggi non siamo all'altezza delle migliori nazionali. Ma un posto tra le 48 partecipanti per l'Italia nona nel Ranking FIFA non dovrebbe essere impresa titanica. Piuttosto ordinaria amministrazione. Per questo Gattuso senza volersi inventare nulla parla di gruppo da ritrovare, di spirito azzurro da ricostruire. Di Italia che deve tornare a divertire anche con la fantasia di esterni offensivi bravi nell'uno contro uno, con l'utilizzo di due pedine fondamentali per il ritorno del tridente. Ecco perché a questo giro sono tornati in gruppo anche Politano e Zaccagni, mentre a giugno c'era solo Orsolini. Manca invece Federico Chiesa che sperava col gol di Ferragosto di aver conquistato la fiducia di Slot e invece ieri è stato escluso dalla lista Champions.
La parabola dell'ex attaccante di Fiorentina e Juventus è difficilmente decifrabile. Dopo una stagione da comparsa ha deciso di non trasferirsi, in questo inizio di Premier League s'è ritagliato il suo spazio (seppur subentrando solo nei minuti finali), eppure non è stato inserito nella lista azzurra e non si sa bene perché. In questo senso le ultime parole di Gattuso non suonano benissimo: "La non convocazione è stata una scelta che abbiamo condiviso insieme, non si sentiva pronto per tornare perché voleva sentirsi al 100%. Abbiamo deciso insieme". Non il massimo perché trattasi di un giocatore che al 100% sarebbe un intoccabile dell'undici titolare, ma anche al 70 sarebbe molto utile.
