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De Zerbi: "Il campionato italiano è molto più strategico, quello inglese più coraggioso"

De Zerbi: "Il campionato italiano è molto più strategico, quello inglese più coraggioso"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
giovedì 14 dicembre 2023, 22:35Serie A
di Simone Lorini

Roberto De Zerbi, tecnico del Brighton ed ex allenatore del Sassuolo, è stato l'ospite speciale della terza edizione de 'Il Calcio dei bresciani': "Quanto cambierà il calcio entro il 2030? È già cambiato molto in questi ultimi 10 anni, difficile prevedere che ulteriori variazioni ci saranno ancora in futuro. Guardare più in là vuol dire cercare di migliorarsi e adeguarsi al mondo che evolve, nel calcio e nella vita", ha detto ai microfoni di BresciaOggi.

Quali sono gli aspetti da monitorare con più attenzione?
"La cura della condizione fisica è fondamentale e imprescindibile. Così come l'evoluzione del ruolo del portiere: oggi sta diventando un giocatore in più in campo al momento della costruzione. Vi porto l'esempio di due partite giocate quest'anno dal mio Brighton, contro Liverpool e Manchester City: avevo preparato la fase difensiva, in tutti e due i casi, andando uomo su uomo. Klopp e Guardiola hanno però alzato molto il portiere rispetto all'area di rigore, trasformandolo in un giocatore di movimento e mettendomi decisamente in difficoltà".

C'è altro?
"La marcatura uomo a uomo, che in Italia però non è più una novità e va un po' a cozzare con il gioco posizionale di cui tanto si parla negli ultimi 10 anni. È uscito un articolo in Inghilterra che sostiene come questo aspetto sia rinato proprio in Italia. Posso confermarlo: ai tempi del Sassuolo, quando affrontavo l'Atalanta di Gasperini prima e il Verona di Juric poi, dovevo preparare la partita in maniera totalmente diversa rispetto ai principi che adottavo contro le altre squadre".

Che differenze ci sono tra la Premier League e la Serie A?
"Il campionato italiano è molto più strategico, anche se in questa seconda stagione in Inghilterra sto notando un'evoluzione e una maggiore complessità nella preparazione delle partite. In Inghilterra, al contrario, il calcio è più coraggioso: qui non ti devi vergognare o giustificare se prendi qualche gol in più. Noi allenatori italiani siamo molto bravi a preparare le partite, ma se devo fare un appunto, penso che ci si occupi troppo di cosa fare quando non abbiamo la palla tra i piedi e ancora troppo poco di quello che possiamo fare quando il possesso è nostro. Manca il coraggio, non le competenze: questo perché in Italia un contropiede concesso agli avversari è vissuto come un sacrilegio, ma in realtà è la conseguenza del tuo gioco d'attacco".

I ritmi di gioco sono davvero così diversi?
"Lo noto soprattutto nei ribaltamenti di fronte: in certe partite di Premier League, soprattutto nei secondi tempi, si assiste a un continuo ribaltamento del gioco, da una porta all'altra. È una cosa che ho notato subito. E ne ho parlato con Guardiola la prima volta che l'ho incontrato da avversario".

Cosa le ha risposto?
"Prima mi ha chiesto come mi stessi trovando in Inghilterra: gli ho detto che mi stavo divertendo molto. Ma gli ho evidenziato il problema di gestire in certi momenti i miei calciatori, perché quando anche solo intravedono lo spazio per ripartire, ci si gettano dentro come non ci fosse un domani. Guardiola ha sorriso e mi ha consolato: lui è lì da più tempo di me, ma non c'è modo di togliere questa prerogativa. Evidentemente è una caratteristica del calcio inglese".

Quanto è cambiato De Zerbi rispetto ai tempi di Darfo?
"Poco direi, sono lo stesso di sempre. Però ho imparato a essere un po' più tranquillo: noi allenatori cerchiamo di arrivare a fine giornata con la coscienza apposto, avendo fatto anche quell'ultimo esercizio che avevamo in programma. I miei giocatori mi hanno insegnato che non deve essere sempre così, che bisogna avere più pazienza con gli altri e con sé stessi".

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