Avv. Dini: "Riforma dello Sport ha minuti contati, rischia di non vedere la luce"

A che punto siamo con l'approvazione dei cinque decreti legislativi di riforma dell'ordinamento sportivo, per tutto il macromondo dello sport dilettantistico, del calcio femminile e di tutti gli operatori della base dello sport italiano? La risposta, a pochi giorni dal decadimento del termine per renderli operativi è una. A un punto fermo. Tuttomercatoweb.com approfondisce la questione con l'Avvocato Giulio Dini, per valutare i rischi che sta correndo lo sport italiano dopo due anni di lavoro che rischia di andare in fumo. "Il 25 novembre il Consiglio dei Ministri ha approvato le 5 proposte dei decreti attuativi per la Riforma dello Sport del Ministro Spadafora ed entro il termine devono essere approvati dal Consiglio dei Ministri. Tra questi c'è la ridefinizione del concetto di sport amatoriale e prima ancora l'introduzione del rapporto di lavoro sportivo che unisce professionismo e dilettantismo; dunque il professionismo femminile, l'eliminazione del vincolo per i giovani dilettanti, una ridefinizione delle professioni in ambito sportivo. Questo avrebbe costituito una novità epocale, assoggettando alla stessa tipologia di trattamento i professionisti ai dilettanti, qualificandoli tutti come lavoratori sportivi".
Che garanzie ci sarebbero state?
"Si sarebbe assicurato a tutti gli operatori del settore le necessarie garanzie di legge. Adesso tutto rischia di decadere, all'inizio di marzo".
Adesso il Presidente del Consiglio Draghi, pronto a incassare la fiducia, si ritrova con una clessidra in mano che sta per esaurirsi.
"Draghi per adesso ha assunto la delega allo sport, quasi certamente verrà nominato un sottosegretario e si trova con la patata bollente di lasciar decadere due anni di lavoro.
E' un lavoro nato col Governo Conte Uno: il propugnatore di questa riforma era Giorgetti, portata avanti poi col Conte Due da Spadafora. Adesso, paradossalmente, con le stesse forze politiche, si rischia di veder franare il progetto".
Che è stato frutto di un lungo e travagliato operato.
"E' un progetto che ha visto dissidi e confronti aspri ma tutto sommato si era arrivati a una sintesi proprio da un sano contraddittorio tra forze politiche promotrici degli interessi delle più svariate componenti".
Qual è il rischio?
"Rischia di essere un boomerang: lo sport adesso è fermo nella sua base e non ci sono cenni alla sua ripartenza. Migliaia di applicati e collaboratori sono fermi. Per esempio, il calcio femminile rischia di restare al dilettantismo. Al contrario di altri paesi, coi quali i club italiani si trovano a confrontarsi con società e Nazionale. E questo è un grande problema in merito allo sviluppo dello sport italiano. Adesso c'è il timore che tutto possa non venire approvato".
