Montipò: "A Verona come a casa. Tudor un martello, vietato staccare la spina"

Lorenzo Montipò si è conquistato i guantoni in Serie A a suon di parate, di soddisfazioni, di delusioni, di scommesse vinte sul campo. Il portiere dell'Hellas Verona si racconta a trecentosessanta gradi in esclusiva a Tuttomercatoweb.com, in un momento dove la sua storia, e quelle come la sua, sono perfette per dipingere lo status quo del pallone italiano. Si parte dalla mancata qualificazione a Qatar 2022 per finire col suo futuro e una clausola che è ufficialmente scattata. Quella di un domani ancora gialloblù.
Che idea si è fatto del movimento calcistico italiano che per due volte consecutive non va al Mondiale?
"Analizzando tutto dopo una settimana, a mente fredda, dobbiamo dire che il calcio italiano ha colpe sulla crescita dei giovani. Vengono date poche occasioni, gli si permette di sbagliare poco ma riprendo le parole di Bonucci: il format dei playoff non è adeguato all'importanza del Mondiale. Decidere chi andrà in una gara secca è deleterio ma... E' andata così. E' un punto di partenza, si spera con mister Mancini visto quel che ha fatto l'estate scorsa, sappiamo adesso dove lavorare e i punti di partenza".
Che ne pensa del loop in cui è finito Gianluigi Donnarumma?
"Credo che sappia come uscirne, è un portiere formato; l'età che ha non la dimostra in campo, dimostra dieci anni di più. GLi dico di essere sempre se stesso, questi momenti li passa ogni portiere: siamo sempre sotto accusa, ogni errore è decisivo, è il nostro ruolo e richiede questo. Siamo soli. E' in un periodo brutto ma con la forza mentale che ha, come ha già dimostrato al Milan, supererà questo suo momento".
Ha fatto tanta gavetta: quante volte si è trovato in realtà dove ha detto 'qui non ci danno spazio'?
"Una sola volta. L'estate dove sono tornato dal prestito dal Novara al Siena in C. Ho fatto un campionato da titolare, intero, a 19 anni, e il Novara non mi ha confermato la fiducia che mi aspettavo. Il prestito al Carpi per 6 mesi è stata tra le scelte più sbagliate che potessi fare, dovevo restare a Novara e infatti l'anno dopo mi ha messo titolare".
Cosa pensi in quei momenti?
"Italiani o stranieri, qualcuno ti passa sempre davanti e devi accettarlo. Ci sono milioni di persone che voglion fare i calciatori, magari meno i portieri... Però devi accettare tutti gli schiaffi che prendi e devi andare oltre. Altrimenti smetti di giocare a vent'anni. La forza interiore deve farti andare avanti, come tutti dovrebbero fare".
Parliamo della scuola portieri italiani: tutte le grandi hanno uno straniero in Serie A
"Donnarumma ha scelto l'estero e può significar tanto ma la scuola italiana resta valida. Non voglio ricordare Buffon e Donnarumma ma abbiamo ottimi portieri come Cragno, Gollini, Sirigu che è meno giovane di noi, poi lo stesso Meret. La scuola italiana è valida, poi sono cresciute le scuole estere che hanno concetti diversi da noi come nell'uno contro uno. In Germania, per esempio, è visto in modo diverso ma c'è un grande confronto".
C'è un portiere africano che sta facendo bene come Mendy del Chelsea e del Senegal: è un caso di studio?
"Ho letto la sua storia, sono rimasto affascinato. Era praticamente disoccupato, è stato mesi in attesa e nonostante questo il Chelsea poi ci ha puntato. Li ha ripagati inizialmente da secondo dietro Kepa, poi ha vinto meritatamente la Champions League. Significa che non bisogna mai mollare anche se ti passano davanti, non sai mai quando capita l'occasione: dimostra la sua fame ogni volta sul campo".
Ci racconta la sua Verona?
"Ambientarsi è stato fin troppo facile. Ho una casa bellissima che condivido con la mia compagna e col cane, è una città magnifica a misura d'uomo e che offre tutto. Mi piacciono i veronesi, sono simpatici e alla mano. E poi c'è empatia coi tifosi: abbiamo una grandissima curva, ci sostiene e ci spinge fino all'ultimo minuto in campo. Il calcio qui vale tanto e ci aiuta tanto".
Come vive il dualismo con Pandur?
"E' la nostra vita, la nostra carriera. Lo vivo bene, sin dall'inizio: son venuto qui da infortunato, stavo finendo il percorso di recupero. Nella prima non avevo recuperato, ha giocato Ivor facendo una buona gara. Poi dall'Inter è iniziata la mia carriera al Verona. A me fa piacere avere lui che in allenamento c'è sempre, o ora Berardi con Ivor infortunato. Ti spinge a dare qualcosa di più: io non sono il migliore in tutto rispetto agli altri e allora vedere Ivor, Berardi e Chiesa, mi aiuta e mi migliora di conseguenza".
Che rapporto ha con Tudor?
"E' un mister che non molla mai. E' veramente un martello, una volta raggiunti i 40 punti qualcuno poteva pensare che staccasse la spina e invece...".
Si aspettava di esser già salvo?
"Non me lo aspettavo. Eravamo partiti con tre gare e zero punti e non pensavo di esserci a fine febbraio. Tudor ci ha dato questa mentalità di attaccare sempre, 90 minuti, fin quando riusciamo. Raggiunta la salvezza, poi, non ha mollato di un centimetro e ci spinge sempre negli allenamenti, spronandoci e lo farà fino alla fine. Dopo la salvezza non vogliamo mollare e rovinare il finale di stagione".
E' d'accordo sul fatto che la ricetta per ripartire sia il coraggio di perdere?
"Quello di rischiare. Buttando dentro un giovane, magari, che ti possa risolvere la partita. Devi aver voglia di rischiare e fiducia da parte della società. Nelle ultime gare abbiamo avuto degli infortuni e dei giovani hanno anche esordito e giocato come Coppola e Cancellieri. Serve il coraggio di rischiare e te lo dà la società: se hai giovani promettenti come ha l'Hellas, puoi farlo. Hanno la mentalità da Verona allenandosi con noi".
Ora il Genoa di Blessin, un tecnico che porta una nuova scuola in Italia, quella tedesca.
"Sono idee diverse di vedere il calcio, ci porterà a fare una bella gara. Loro arrivano da otto gare senza sconfitte, sono penultimi e rischiano di essere fuori dalla zona rossa... Ha cambiato la loro mentalità e il loro modo di giocare. Hanno subito pochissimi gol e se ti vuoi salvare è importante, ti salvi con la difesa e magari il gol arriva. Sarà una gara dura, fisica, loro corrono ma sicuramente proveremo a vincere. Giochiamo in casa davanti al nostro pubblico".
Quello di Verona. Sarà quello del suo futuro?
"E' scattata la clausola per il contratto col Verona, ho quattro anni qui. Sono molto felice, punto a restare qui il più possibile visto che c'è grande empatia con squadra e tifosi".
