Oriol Querol, CEO della Kings League: "Così abbiamo convinto Pirlo e Sheva"

Gerard Piqué ne è stato l'ideatore, ma il CEO della Kings League si chiama Oriol Querol. Già Direttore di Kosmos Studios, la società di produzione dell'ex capitano del Barcellona, il braccio destro di Gerard rappresenta sicuramente un altro dei segreti del perfetto funzionamento di questa nuova competizione che unisce il calcio all'intrattenimento.
Il perché ce l'ha raccontato lui stesso durante la nostra visita dello scorso mese a Barcellona: "La nostra idea di base è sempre stata quella di creare uno show, ma anche di mantenere un buon livello di calcio. Se la Kings League fosse solo show, la gente si annoierebbe. Se invece fosse solo calcio, non avremmo da offrire niente di nuovo", ha esordito a TuttoMercatoWeb.com.
Quali sono i segreti dietro al successo della Kings League?
"Innanzitutto la dedizione di tutti e 12 i presidenti, ma direi anche il mix che commentavo prima fra calcio e spettacolo. All'inizio non è stato facile offrire anche un buon livello di fútbol, c'era più show, ma adesso direi che siamo al 50% e 50%. Abbiamo cambiato alcune cose del calcio tradizionale che ormai ci sembravano obsolete, soprattutto per le nuove generazioni: la durata delle partite è inferiore, ci sono telecamere e microfoni ovunque, non esistono pareggi, c'è il VAR a chiamata...".
La Kings League ha un regolamento davvero sui generis: quali sono le regole più divertenti di questa nuova competizione secondo lei?
"Le armi segrete, ossia le carte con cui ogni presidente può cambiare la partita all'improvviso. Poi c'è la regola del gol che vale doppio fra il minuto 38 e il minuto 40, ovvero gli ultimi due minuti del match (le partite durano 40 minuti con due tempi da 20, ndr). Questo fa sì che ogni gara diventi imprevedibile e mantenga vivo l'interesse degli spettatori fino alla fine. Persino un 3-0 può essere totalmente ribaltato! Inoltre esiste un dado che viene tirato al minuto 18 e costringe le due squadre, in base al numero che esce, a giocare in due contro due o tre contro tre fino a fine primo tempo. Sembra strano, lo so. Ma se non l'avete ancora fatto vi invito a guardare una partita, vi divertirete".
Parliamo di dati: come possiamo quantificare il successo della Kings League numericamente?
"La Kings League ha 350.000 spettatori di media, con picchi molto più alti. Non dimentichiamoci poi neanche la Queens League (la versione al femminile della Kings, ndr), che abbiamo lanciato proprio quest'anno con una media di 100.000 spettatori. Non ce l'aspettavamo proprio".
È stato difficile convincere tanti campioni ad accettare di sposare questo nuovo modo di fare calcio?
"Assolutamente no. Abbiamo riscontrato massimo entusiasmo fra i vari Saviola, Chicharito Hernandez, Ronaldinho... Gli stessi presidenti Casillas e Aguero si sono divertiti a tornare in campo e sentono tantissimo la competizione quando giocano le loro squadre. Da questa edizione abbiamo introdotto anche il 14° calciatore, un giocatore che viene 'assunto' dalla Kings e messo all'asta: la squadra che paga più fantamilioni per lui, se lo aggiudica. Con Shevchenko e Pirlo è andata proprio così: per convincerli abbiamo avviato una collaborazione con la fondazione del primo e il secondo potrebbe invece avere una squadra tutta sua nel nostro futuro progetto in Italia".
L'ha appena detto lei, l'Italia sarà presto sede di una nuova Kings League?
"Siamo in pieno processo di crescita e espansione. Intanto partiremo dall'America Latina, col Messico come base, poi toccherà magari ad altri Paesi europei oltre la Spagna. L'Italia è senza dubbio nella nostra lista. Occhio però, quello italiano è un territorio complicato perché manca una delle due componenti fondamentali per il successo della Kings League. C'è il calcio, eccome se c'è, ma non ci sono gli streamer. O almeno non abbastanza".
