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Pisanu: "La mia Montreal con Nesta e Di Vaio: sogno la MLS da tecnico"

ESCLUSIVA TMW - Pisanu: "La mia Montreal con Nesta e Di Vaio: sogno la MLS da tecnico"TUTTO mercato WEB
© foto di Lorenzo Marucci
sabato 27 marzo 2021, 14:00Serie A
di Marco Conterio
Le nuove proprietà americane, l’avvento dei big data e l’arrivo dei nuovi talenti. L’America scopre il calcio, il calcio scopre l’America: TMW racconta il soccer e la MLS.

Andrea Pisanu da Cagliari è l'allenatore dello Sliema Wanderers a Malta ma nei suoi anni di carriera da calciatore è sbarcato anche in MLS. Una stagione intensa, forte, che non scorderà mai. Un campionato, quello americano, che l'ex trequartista dei Montreal Impact porterà sempre nel cuore. "Ho giocato nel 2013, nell'anno degli italiani -ricorda Pisanu in esclusiva per Tuttomercatoweb.com-: io, Paponi, Ferrari, Nesta, Di Vaio. E' stata un'esperienza di vita meravigliosa. L'avrei scelta forse prima, a posteriori: è stata un'esperienza bella, il mio secondo figlio è nato a Montreal. Sarei voluto rimanere, ero in prestito dal Bologna, ma restare per due anni di fila non è possibile in prestito".
Com'era quella MLS?
"A livello organizzativo era di alto spessore. Ora ho visto i centri sportivi e gli stadi attuali, sono pazzeschi. In Europa ce ne sono pochissimi così ma partivano già da una base buona. Il Montreal stava costruendo il centro sportivo che ha finito da poco ed è un gioiello".
Era una Lega diversa, con altri target
"Avevano scelto di puntare sui giocatori di nome, con esperienza, che però avevano già fatto il loro percorso. Penso a Di Vaio: fece più di 60 gol in tre anni ma avevamo tutti ben più di trent'anni".
Poi, la scintilla. Il nuovo step.
"Improvvisamente, cambiò tutto: la Lega stava generando soldi e interessi e hanno iniziato a puntare sui ragazzi forti anche dalle altre leghe. Giovinco, Vela e non solo. E' una Lega affascinante ed è splendido giocare il sabato a Montreal, prendere un aereo e poi il giovedì essere a Los Angeles".
Si mette a dura prova il fisico, però.
"Stancante, sì, infatti le squadre che viaggiano così spesso le 'prendono'... Poi c'è da considerare anche il fuso orario, ma la cosa bella, che ho scoperto lì, è che il calcio è uno Sport maiuscolo. Dai tutto in campo, finisce la partita e stop: all'inizio i ritiri erano strani.

Potevi andare a cena fuori, ti sentivi quasi 'in colpa', poi abbiamo realizzato che puoi essere un professionista, un grande sportivo anche così".
Che direzione sta prendendo la 'sua' MLS?
"Ora sono destinati a crescere. Quel che gli manca, secondo me, è una cosa: senza promozioni e retrocessioni è tutto limitato. Quando c'ero io i New England arrivarono ultimi e l'anno dopo arrivarono in semifinale: il calcio è show business, non vogliono rischiare gli investimenti".
Però investono tanto. Infrastrutture, stadi, centri sportivi e anche sulle Accademie.
"Quando c'ero io il Montreal aveva un'accademia importante e parlavano già delle seconde squadre. Puntano tanto sui settori giovanili, il movimento calcistico in quegli anni è esploso. In Canada tutti giocavano a hockey ma già allora vedevi la crescita nelle scuole, la situazione si stava ribaltando: hanno investito tantissimo nei settori giovanili e i frutti si vedono. Hanno mandato le seconde squadre a giocare nella terza lega e si vede anche ora che i grandi club europei investono là. L'Atletico Madrid ha preso l'Atletico Ottawa che gioca il campionato canadese, per esempio".
Anche in Canada il calcio sta facendo capolino, proprio con l'obiettivo del Mondiale 2026.
"Hanno creato un campionato professionistico con 8-9 squadre simile all'MLS: meno soldi ma diventerà un campionato di quel tipo".
Tornerebbe, da allenatore, in MLS?
"Andrei, sì. Per come la vedo io come allenatore, tutti sognano il Real Madrid, però poter lavorare e fare il mestiere bene lì è possibile. Ci sono allenatori bravi che stanno andando lì, vedi Heinze che è andato ad Atlanta. Mi piacerebbe chiaramente Montreal, perché ci ho giocato e ci è nato mio figlio".
Allenare in una Lega in crescita ma con tanto lavoro da fare.
"La crescita è stata tanta. Però se un ragazzo nel settore giovanile non viene formato come in Italia, puoi migliorarlo ma non plasmarlo. Dovrebbero investire sugli allenatori delle accademie ma anche sui tecnici della Lega: dovrebbero aprire di più agli allenatori esteri ma non a prescindere ma perché porta quella qualità in più che permetterà a quelli americani di crescere".

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