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Esclusiva TMW

"Gli chiesi la 9 appena arrivai al Leicester": Lorenzo racconta il suo ex compagno Vardy

"Gli chiesi la 9 appena arrivai al Leicester": Lorenzo racconta il suo ex compagno VardyTUTTO mercato WEB
Oggi alle 12:00Serie A
di Giacomo Iacobellis

Working class heroes. Da, rispettivamente, operaio e cameriere a compagni di squadra. Davide Lorenzo, l’ex attaccante italiano che nel 2018 ha vissuto forse una delle favole più belle del calcio moderno firmando un contratto professionistico col Leicester dopo mille peripezie, ha parlato in esclusiva a TMW del passaggio di Jamie Vardy in Serie A. L’icona delle Foxes, del resto, lascia il calcio inglese all’età di ben 38 anni, pronto a una nuova avventura italiana. E chi meglio di Lorenzo, classe '94 che quella maglia l’ha chiesta appena arrivato in spogliatoio, può raccontare l’uomo che si nasconde dietro al nuovo campione della Cremonese?

Davide, che effetto fa vedere Vardy, a 38 anni, accettare la sfida della Serie A?
"Sono contento per lui, che abbia ancora voglia di giocare in Europa. Ha un carattere forte, una personalità enorme, e sono sicuro che alla Cremonese lo apprezzeranno tutti. Appena arrivai al Leicester, gli chiesi la sua maglia numero 9… Non potevo non farlo. Spero davvero che diventi in Italia un riferimento, come lo è stato per tutti noi lì a Leicester. Gli faccio un grosso in bocca al lupo per questa nuova avventura che ha scelto di fare a 38 anni!".

Torniamo un attimo indietro. La tua storia al Leicester è stata davvero unica…
"Sì, è stata una vera favola. Ho fatto tanti tentativi nella mia carriera e sembrava che il sogno fosse sfumato. Poi, quell’incontro con il presidente Vichai in un ristorante a Nizza mi ha cambiato la vita. Mi fece una promessa e la mantenne. Dopo due mesi di prova con la squadra riserve, nel 2018 ho firmato un contratto coi professionisti. Un miracolo sportivo, davvero".

Che ambiente hai trovato nello spogliatoio del Leicester?
"Fantastico. Sono stato accolto bene da subito. Giocatori come Benalouane, Silva, Mendy e Pereira mi hanno persino invitato a cena con loro. Anche sul campo non è stato facile all'inizio, ma giorno dopo giorno ho migliorato ritmo e forma. Vardy? È uno che guida il gruppo, anche solo con lo sguardo. Aveva sempre il fuoco dentro".

In passato qualcuno ti ha definito il "Vardy italiano". Ti riconosci in questo paragone?
"No, lui era già un professionista nelle leghe minori all'età che avevo io al momento della firma col Leicester, aveva vinto titoli da capocannoniere in Inghilterra. Le nostre storie sono state simili per certi aspetti, ma decisamente diverse".

Un ultimo pensiero per Vichai, l’uomo che ti ha dato quella chance.
"Mi ha dato un'opportunità enorme, e non solo a me. Era una persona che sapeva ascoltare e che credeva davvero nei sogni degli altri. Il suo spirito sarà sempre vivo nel Leicester e ogni giorno in cui sono stato lì ho provato a onorare quel gesto. Non smetterò mai di ringraziarlo".

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