Lazio scottata, addio a Inzaghi. Finisce com'è iniziata: tutto nacque da un ripensamento, di Bielsa

È finita malissimo. Non volano neanche gli stracci, la Lazio non fa nemmeno il nome di Simone Inzaghi. Il club biancoceleste dice addio nel peggiore dei modi, l’indifferenza seppur di facciata, a una vera e propria colonna della propria storia. Da un ripensamento all’altro: il ribaltone che ferisce la Lazio e Lotito è quello di Inzaghi, che ieri sera aveva trovato un accordo verbale per continuare insieme e da domani sarà il nuovo allenatore dell’Inter. Da un gran rifiuto, del resto, era nato tutto. Non in campo, in panchina: chiamato come traghettatore dopo l’esonero di Pioli, nell’estate del 2016 doveva andare alla Salernitana. Formello era infatti pronta ad accogliere Marcelo Bielsa, l’argentino che un po’ Loco e un po’ insoddisfatto lasciò la Lazio due giorni dopo il suo arrivo ufficiale.
Così, in una sera di mezza estate, Lotito e Tare decisero di non cercare altrove, di puntare su Simone. Altro che Inzaghino, il nomignolo che visto l’illustre fratello gli è toccato in dote da attaccante: come allenatore, si capisce quasi subito che se non sia un predestinato poco ci manchi. I capitolini crescono e dietro questa crescita c’è la mano del tecnico: arrivano addirittura a sognare lo scudetto nella stagione migliore. Quella fermata dal lockdown, e chissà come sarebbe finita la Lazio senza quello stop forzato. Non lo sapremo mai, chissà come sarà il prossimo capitolo: l’ultima volta, un ripensamento portò bene.
