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TMW RADIO - Camolese: "Se fossi Nicola non penserei alla sconfitta della Juve col Benevento"

TMW RADIO - Camolese: "Se fossi Nicola non penserei alla sconfitta della Juve col Benevento"
© foto di Federico De Luca
giovedì 1 aprile 2021, 19:32Serie A
di Dimitri Conti
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TMW Radio / Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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L'allenatore Giancarlo Camolese ha parlato a TMW Radio, intervenendo in diretta a Stadio Aperto, trasmissione condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini. Si comincia dalla forza del Belgio come candidata ai prossimi Europei: "Intanto sono al primo posto nel ranking FIFA, che significa avere notevole continuità di risultati. Nella partita che ho commentato io, l'allenatore ha dimostrato di poter mantenere qualità anche facendo molti cambi, permettendoci di ammirare il 2002 Doku. La Bielorussia non è di prima fascia ma è solida, difficile che prenda certe goleade".

Ma può vincere o no?
"Sì, ma è ovvio che, come sempre succede in questi tornei, poi ci sono molte situazioni che concorrono, e come il Belgio ci sono altre squadre che possono pensare di arrivare. Sono tra i candidati alla vittoria finale, però".

Come spiegarsi il tonfo della Germania con la Macedonia del Nord?
"Sprovveduti in giro per il mondo non ce ne sono più, e se ci metti le belle individualità come magari ha la Macedonia del Nord. Il fatto di aver giocato tre partite così vicine poi ha condizionato alcune squadre: non tutti hanno qualità nei ricambi, e la Germania è già in difficoltà da un po'".

Speranzoso per il Torino in vista del derby?
"Se fossi l'allenatore del Torino non penserei troppo al fatto che la Juventus abbia perso in casa col Benevento. Per le individualità che ha, la Juve è superiore al Toro, anche se non è quella delle ultime stagioni. Almeno in partenza non c'è così tanta differenza: psicologicamente, poi, è delicata per tutte e due".

Quel 3-3 da 0-3 nel derby è la sua fotografia?
"Ricordo bene il derby successivo, il 2-2 di Maresca all'ultimo. Ho avuto la fortuna di allenare in quelle due bellissime partite, è successo di tutto".

In questo momento c'è un vuoto generazionale tra gli allenatori di Serie A?
"Ho sempre pensato, e non me ne sono mai fatto un problema, che non si capiscono le dinamiche per cui un presidente scelga un allenatore. Prima forse si guardava al curriculum, mentre ultimamente vedo scelte in direzioni differenti: è anche un po' la storia dei calciatori, che passano velocemente da Primavera a Serie A e, senza gavetta, scopriamo che non sono pronti. Oppure uno che segna un gol ed ha subito quotazioni eccezionali... Il modo di valutare è cambiato, e spesso certe decisioni non arrivano dal campo ma da chi muove gli interessi attorno al calcio".

Tanti allenatori, poche squadre: non si rischia di arrivare alla saturazione delle panchine?
"Beh, non possiamo impedire di studiare, formarsi e voler intraprendere certe cose. L'abilitazione tra l'altro non significa che allenerai, ma solo che sei preparato per poter fare quel ruolo, poi sono le società a dover scegliere in base alle loro idee. Spero sempre che si guardino meriti e curriculum ma non so se è sempre così".

Cosa ne pensa della costruzione dal basso?
"La sintesi è che costruire dal basso è una delle possibilità per costruire il gioco. Difficilmente in una partita puoi farlo in un solo modo, a meno che l'allenatore non sia davvero un integralista al 100%: l'idea è dare consapevolezza ai propri calciatori che le partite cambiano e che ci sono vari momenti in una sola partita. Faccio l'esempio di Simeone, non mi sembra l'ultimo arrivato e se guardate la sua squadra calciano profondo e vanno sulla seconda palla a fare la lotta nella maggior parte dei casi".

Le filosofie a confronto sono un fenomeno più comunicativo che di campo?
"Direi di sì. A volte vengono costruite filosofie intorno a squadre fatte da grandissimi giocatori. Mi spiego: Guardiola è un grandissimo allenatore, ma al Manchester City non abbiamo visto lo stesso gioco del Barcellona con Xavi e Iniesta. Così è stato pure per Sarri, una volta che cambi squadra deve adattarsi. A meno che davvero l'allenatore non abbia la forza di costruirsi la squadra coi giocatori dalle caratteristiche che richiede, mi pare complicato".

Sorpreso dal campionato dello Spezia?
"Giocano e corrono, hanno scelto calciatori non conosciutissimi ma che grazie alla mentalità data dall'allenatore, se la giocano con tutti. Lo stesso discorso lo puoi fare col Benevento: sono squadre che battagliano sempre, poi puoi perdere, per carità. L'importante è vendere cara la pelle perché i punti li fai così: per molte squadre sarà un finale davvero duro, complicato pure dal Covid. Ogni tanto ce ne dimentichiamo...".

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