TMW RADIO - Ivan: "L'errore di Sportiello nasce dalle forzature moderne e non dall'ansia"


L'ex portiere Andrea Ivan ha parlato in diretta ai microfoni di TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando dall'Atalanta: "Quando c'ero io la proprietà era diversa, ed era tutta un'altra cosa. Bravo Percassi a migliorare un progetto già importante com'era quello di Ruggeri. In più hanno un grande vantaggio che ho visto da poche altre parti, cioè i tifosi: sono ragazzi che se ti vedono sudare e dare tutto, che tu vinca o che tu perda, ti applaudono e basta. Il Real Madrid quest'anno non sembrava stellare, magari non sbagliando l'andata il ritorno sarebbe potuto andare diversamente, ma appena hanno pigiato sul gas si è vista la differenza".
Cosa direbbe a Sportiello dopo l'errore in impostazione?
"Oggi vedo un po' la forzatura di voler giocare il pallone col portiere, mentre quando giocava io era più una questione di necessità. Non capisco questa chiave di lettura...".
Sportiello è stato preso dall'ansia?
"Probabilmente no, è semplicemente il meccanismo di dover giocare quel pallone. Lui è tranquillo, se si sbaglia pace: prenderemo gol. Se il pallone lo impostano centrali o terzini è un conto, ma facendolo col portiere si rischia molto di più di subire gol".
Gasperini dove sta tra gli allenatori di Serie A?
"Io direi al primo posto, ma perché non ci vuole tantissimo al giorno d'oggi. Il fatto di reputare Gomez uno come gli altri, che si poteva sostituire, fa capire che sia un allenatore vero".
Chiellini ha esordito con lei.
"Stare tanti anni in una società come la Juventus non è una delle cose più facili del mondo. Difensori come lui non ne esistono tanti, né in Italia né fuori. Il problema sta anche alla base, nei settori giovanili non si creano più giocatori del genere: conta che sappiano giocare la palla, se non sanno difendere pazienza. Così diventa più difficile costruire difese solide".
A Salerno invece era compagno di squadra con Gattuso. Che ricorda?
"Era un grande, un condottiero e si vedeva già allora. Veniva dalla Scozia, arrivò a campionato in corso, e quando giocava con noi non sapeva stoppare un pallone, mentre negli ultimi anni al Milan sulla tecnica ci sapeva fare. Anche se non sei bravissimo, stando accanto a dei fenomeni, puoi crescere se sei giovane".
Dragowski ha qualche problema con le uscite?
"Ne ho conosciuti tanti di portieri stranieri che non hanno nel DNA l'uscita. Oggi è anche più difficile, visto che i palloni viaggiano sempre più difficile... Dragowski andrebbe fatto lavorare di più, io ricordo che una volta parlai con Giovanni Galli perché avevo problemi a uscire, e mettendo in atto due o tre dritte sue ci sono riuscito. Serve anche trovare qualcuno che te le spieghi bene".
Cosa ha sbagliato la Fiorentina?
"Non c'è voglia di prendersi la responsabilità di dire che si riparte dall'anno zero. C'è sempre l'obiettivo dell'Europa, e poi questo e quello, mai di dire che si riparte lottando per salvarsi ed essere competitivi tra 3-4 anni. Agli obiettivi ci si arriva a piccoli passi".
