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TMW RADIO - Paolillo: "Preoccupato da Suning, se si fatica con gli stipendi altro che stadio"

TMW RADIO - Paolillo: "Preoccupato da Suning, se si fatica con gli stipendi altro che stadio"TUTTO mercato WEB
© foto di Alberto Fornasari
mercoledì 3 febbraio 2021, 19:02Serie A
di Dimitri Conti
Archivio Stadio Aperto 2020-2021
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020-2021
Ernesto Paolillo ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Il dirigente sportivo Ernesto Paolillo è intervenuto in diretta a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando nell'intervista dalla partita di ieri sera di Coppa Italia tra Inter e Juventus: "Tanto demerito dell'Inter ieri sera... Sia sul primo che sul secondo gol della Juve sono stati fatti troppi errori. Si è avuta la dimostrazione che senza giocatori di peso come Lukaku o di spinta come Hakimi, si soffre tanto".

C'è la percezione del sistema calcio sui danni causati dal Coronavirus e quelli che causerà ancora?
"Purtroppo l'onda è lunga, e l'impatto forte deve ancora venire. Le squadre però già ora sono in difficoltà: mancando gli spettatori, a cascata viene meno lo spettacolo e si allontanano sponsor e reti tv. Giocando tutti al ribasso, i bilanci delle squadre naturalmente sono ancora più in sofferenza".

Preoccupati dagli sviluppi della vicenda Suning nell'Inter?
"Onestamente sì. Già leggere che si fatica a pagare gli stipendi crea preoccupazione, sapendo che entrate non ce ne sono e che con scadenze vicine, e l'atteggiamento politico della Cina diventa difficile trovare una soluzione. Quando un compratore sa che c'è urgenza di vendere gioca molto al ribasso".

Perché la Cina ha fatto quest'inversione in così poco tempo?
"Alla base c'è sempre il danno del Covid. Ok che la Cina ha un PIL importante, ma hanno sofferto tantissimo rispetto al normale andamento. In una situazione così hanno tagliato investimenti e spese che di impatti diretti in Cina non ne portano, come quelle all'estero".

I calciatori dovranno tagliarsi gli stipendi?
"Assolutamente. Se le parti non si siedono a un tavolo, non risolveranno il problema. Nel calcio comunque ci sono differenze fiscali tra un paese e l'altro, che permettono di portare via quelli in cui c'è una tassazione più alta. Ecco perché c'è stata una corsa al rialzo degli stipendi, ma penso che arriveremo ad un grande ridimensionamento dell'Italia in quanto a competitività calcistica: dovremo rinunciare a certi ingaggi, che in Italia non potremo più pagare. Ci sono società sull'orlo del fallimento, ad un passo dai libri in tribunale: solo in Serie A si supera la decina".

Ci sono carenze normative nella regolazione delle plusvalenze?
"Le plusvalenze sane sono quelle che nascono dall'aver cresciuto un giovane nel vivaio ed averlo lanciato, ma quando ci si scambia giocatori dando reciprocamente un valore che è quello che si crede, beh, si va al di fuori delle regole etiche e pure finanziarie. Sono problemi seri, che andrebbero discussi e non tollerati. Così come l'UEFA a suo tempo provò a limitare indebitamenti e fallimenti col Fair Play Finanziario, oggi ci vuole una discussione tra federazioni e leghe. Anche mettendo nuovi regolamenti: mi sembra però che il problema non venga nemmeno affrontato, non se ne parla".

Ci sarà da riaffezionarsi al calcio?
"Purtroppo il calcio non è più lui, lo spettacolo non è attraente e stufa pure davanti alla tv. Non è un bel vedere e neanche sentire per i giovani, con tutte quelle voci dalle panchine".

Quale squadra le piace in Serie A?
"Sono onesto, mi piace molto l'Atalanta ma anche il Milan...".

Detto da un interista...
"Beh, è così. Se si parla di spettacolo, va detto. Quest'anno invece la Lazio mi piace un po' meno per continuità".

Il Governo uscente ha fatto abbastanza sul lato sportivo?
"No. Si stavano facendo grandi errori, parlo di Sport&Salute e di come stavano andando le cose al CONI. Essendo il calcio professionistico un'attività che in quanto tale deve portare all'utile, al vantaggio anche economico, non capisco perché oltre a mettere dei tecnici sportivi, all'interno di federazioni e leghe non ci siano esperti di economia, finanza e bilanci. Neanche la politica ci ha guardato, non si interessano alla situazione del calcio in Italia".

Spariranno le proprietà italiane?
"Penso di sì. Un po' perché la situazione economica italiana porta gli imprenditori a permettersi meno il lusso di gestire un club di calcio, e un po' perché certe situazioni obbligano a vendere. Arrivano i fondi esteri, che però hanno un'altra mentalità, non legata ad antifone, colori ed interessi campanilistici".

Inter e Milan riusciranno a dotarsi del nuovo stadio?
"Il Milan ha bisogno di sapere se l'altra squadra è disposta a fare certe spese, vedendo oggi che c'è fatica a pagare gli stipendi arretrati, non oso pensare a che programmi si possano fare sulla costruzione dello stadio".

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