Parlato: "Brescia, il Rigamonti sposta gli equilibri. Curioso di vedere la Torres"


Carmine Parlato, tecnico che in carriera ha allenato Trento, Padova, Latina e Casertana fra le altre, è intervenuto nel corso dell'appuntamento mattutino di A Tutta C, trasmissione in onda su TMW Radio e su Il 61, canale 61 del digitale terrestre.
Il patron del Brescia, Giuseppe Pasini, ha dichiarato che nel Girone A le due favorite sono Vicenza e Cittadella, ma che il Brescia, con l’entusiasmo ritrovato della piazza, può giocarsi le sue chance. Lei, che conosce bene questo girone, pensa che il Brescia possa davvero dar fastidio alle due favorite?
"La differenza principale è che la struttura societaria si sposta da Salò a Brescia. A Salò si parlava di 1.000-1.500 spettatori, qui si può arrivare a 5.000-7.000. Questo incide molto sul contesto calcistico. La Feralpisalò ha sempre lavorato bene, con serietà e continuità. Ora il Brescia unisce a queste basi un entusiasmo che prima mancava. Se ai risultati in campo si aggiunge questa spinta, il mix può essere molto positivo. Vicenza e Cittadella restano squadre di alto livello, ma vedo queste tre formazioni in lotta per le prime posizioni".
Vicenza viene da due grandi delusioni: la finale playoff persa con la Carrarese e lo scorso anno il sorpasso subito dal Padova nelle ultime giornate. Può essere proprio questa voglia di rivalsa la chiave per puntare alla Serie B?
"Vincere un campionato è tremendamente difficile. Il Padova, ad esempio, negli anni precedenti aveva fatto 170 punti in due stagioni, ma era mancata la fortuna. Quest’anno invece l’ha avuta ed è salito in Serie B. Il Vicenza ha qualità e determinazione, ma dovrà vedersela con altre squadre di livello assoluto. La fame di rivincita è un’arma importante, ma non basta da sola".
Nel Girone A ci sarà anche l’Inter Under 23, affidata a Stefano Vecchi. La convince il progetto nerazzurro?
"Vecchi è un allenatore preparato e conosce bene la Serie C. Se riuscirà a trasmettere ai giovani la mentalità giusta, l’Inter Under 23 potrà essere una delle pretendenti per le zone alte della classifica. Il settore giovanile dell’Inter è, secondo me, il migliore d’Italia: qualità alta in tutti i reparti".
Le squadre Under 23 dividono l’opinione pubblica: c’è chi le apprezza e chi pensa che tolgano spazio a club storici. Lei come la vede?
"Se fossi una società, preferirei far crescere i miei ragazzi in casa, piuttosto che mandarli in prestito e rischiare che non vengano utilizzati. Non sono né pro né contro: se un giovane è bravo, arriverà comunque. L’importante è non forzare i tempi".
In Serie C ogni anno si vedono squadre in difficoltà economiche, penalizzazioni ed esclusioni. Come si può arginare il problema?
"Bisogna rivedere le regole. Se entro maggio una società non ha pagato tutti – fornitori, giocatori, dipendenti – non deve iscriversi al campionato, punto. Non si può andare avanti con fideiussioni e debiti pregressi che portano a situazioni come quelle di Taranto o Turris. Così si falsano i campionati".
Passiamo agli altri gironi. Nel Girone B sembra esserci molto equilibrio, mentre il Girone C somiglia quasi a una Serie B2 per il blasone delle piazze. Come li vede?
"Nel Girone B l'Arezzo si è mosso bene. Bucchi è un bravo allenatore e sta facendo molto bene e in queste amichevoli sta battendo tutti. Se giocasse contro il Paris Saint-Germain, forse batterebbe pure loro (ride).
Ovviamente, parliamo sempre di calcio: i veri giudizi si danno quando arrivano i punti. Sono curioso anche della Torres di Pazienza. Negli ultimi due anni ha fatto bene, e ora con Pazienza porta un’idea di gioco diversa rispetto al passato. Nel Girone C, le retrocesse come Salernitana, Catania o Benevento hanno potenziale, ma devono calarsi subito nella realtà della C. La Salernitana, con giocatori come Inglese e Franco Ferrari e un pubblico di 20-25 mila spettatori, può mettere tutti in difficoltà".
E il Trapani? L’anno scorso grandi investimenti ma risultati sotto le attese. Quest’anno si riparte con la conferma di mister Aronica.
"In ogni percorso ci sono momenti positivi e altri difficili. La cosa fondamentale è mantenere unità d’intenti tra società, staff e giocatori, e avere equilibrio.
Troppo spesso si mette in discussione un allenatore dopo due partite: serve fiducia e un confronto costante, senza farsi condizionare da pressioni esterne".
