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Alla scoperta del Tigres, finalista del Mondiale per Club: la svolta col cemento e con Gignac

Alla scoperta del Tigres, finalista del Mondiale per Club: la svolta col cemento e con Gignac
mercoledì 10 febbraio 2021, 14:47Calcio estero
di Gaetano Mocciaro

Comunque vada, sarà un successo. Il Tigres che contenderà domani al Bayern Monaco il titolo di campione del mondo a suo modo è già nella storia, essendo la prima squadra messicana a giocare una finale del Mondiale per Club. E in generale la prima squadra del Nord e Centro America a riuscirci. Il Tigres è l'espressione di un movimento calcistico di alto livello ma da sempre invisibile o quasi al calcio europeo. Colpa della poca esposizione mediatica, con la Liga MX che alle nostre latitudini non viene mai trasmessa. E colpa di una collocazione geografica e una questione politica, che rendono il calcio messicano incastrato in un mondo, quello CONCACAF, in generale poco competitivo.

CLUB UNIVERSITARIO, LA SVOLTA COL CEMENTO - Nato nel 1960, è il club che rappresenta l'Università Autonoma del Nuevo Leon (UANL). Infatti il nome completo è Tigres de la UANL. Negli ultimi anni il club è stato acquistato nel 1997 dal colosso messicano dell'edilizia CEMEX, che ha fatto del Tigres una delle squadre più forti del Messico. Attualmente sono 7 i campionati vinti, 3 coppe e altrettante supercoppe. Lo scorso 22 dicembre è arrivata la vittoria nella CONCACAF Champions League, battendo in finale il Los Angeles FC.

TIFOSI "INCOMPARABLES" - La squadra rappresenta la città di San Nicolás de los Garza, situata nell'area urbana di Monterrey e appartenente allo stato del Nuevo Leon. I gialloblù giocano all'Estadio Universitario, noto anche come "El Volcán". I tifosi sono conosciuti come i più passionali del Messico e il loro soprannome è "Los incomparables".

GIGNAC, LA STELLA VENUTA DALLA FRANCIA - I giocatori più rappresentativi sono ovviamente André-Pierre Gignac, ma anche gli argentini Nahuel Guzman, portiere anche della nazionale, e il centrocampista Guido Pizarro. Il francese, trasferitosi con grande sorpresa nel 2015, ha fatto la storia e oggi è il giocatore più prolifico di tutti i tempi del Tigres con 147 reti realizzate. Inutile sottolineare come sia il miglior straniero dell'ultima decade. La costruzione di gioco parte dal portiere che è una sorta di libero aggiunto. Una squadra che ama giocare palla a terra e che ama tenere il controllo della partita, non a caso detiene la percentuale più alta di possesso palla del campionato messicano.

FERRETTI, IL TIMONIERE DEI RECORD - Ricardo "Tuca" Ferretti, brasiliano di 67 anni, è il timoniere dal 2010. È l'allenatore più vincente della storia del calcio messicano: ha vinto 7 campionati e complessivamente 17 titoli. Vanta il record di 30 anni consecutivi su una panchina, tra club e nazionale. E contro il Bayern sarà la sua 30esima finale.

LIBERTADORES ADDIO - È l'ultima squadra messicana a raggiungere una finale di Copa Libertadores, edizione 2015. Dal 2017 le squadre del paese centroamericano hanno dovuto rinunciare al torneo dove partecipavano da invitati, facendo parte di un'altra confederazione, la CONCACAF. Questo a seguito della variazione di calendario del torneo sudamericano che ha reso incompatibile alle squadre del Messico la partecipazione. In contemporanea, infatti, vi è la CONCACAF Champions League che è decisamente meno affascinante e meno allenante. Ma la politica l'ha fatta in questo caso da padrona.

L'IDOLO BARBADILLO. MAIELLARO, IL PRIMO (E UNICO) ITALIANO -Nel Tigres ha giocato dal 1975 al 1982 Geronimo Barbadillo, divenuto beniamino dei tifosi contribuendo alla conquista di due titoli, prima di trasferirsi in Italia e fare le fortune dell'Avellino. E c'è anche un italiano che ha vestito la maglia gialloblù, ossia Pietro Maiellaro: per lui 8 presenze nella stagione 1995-96. È lo stesso "Zar" a raccontare ai nostri microfoni la sua esperienza: "Un giorno mi chiama Ernesto Bronzetti e mi dice di recarmi subito a Norcia. Arrivo e c'era il Tigres che mi aspettava, mi fecero fare un'amichevole e tempo una settimana e sono partito per il Messico. Esperienza umana magnifica, che rifarei anche domani. A livello calcistico ho fatto un po' fatica perché non stavo bene fisicamente, poi si è perso tempo all'inizio perché non arrivava il transfer. Alla fine ho giocato poco, 4-5 partite in 8 mesi. Il rimpianto è che non stavo bene fisicamente ed è andata come è andata ma senz'altro è un'esperienza che rifarei".

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