Davide Ancelotti: "Sogno di allenare il Real Madrid e Florentino Perez già lo sa"

Davide Ancelotti ha condiviso le sue impressioni riguardo al suo recente ingresso nella Nazionale brasiliana come vice del padre Carlo e sulla sua esperienza al Real Madrid in un'intervista rilasciata a Onda Cero "Il trasferimento in Brasile è stato sorprendente. Si percepisce che i giocatori stanno lottando per un obiettivo più grande rispetto a quello di un club. Ci sono molti rituali coinvolti, si crea un’atmosfera unica e il tempo è limitato; tutto è più concentrato. È un'esperienza davvero scioccante e meravigliosa. Terrò d'occhio i calciatori che giocano qui in Spagna. Dobbiamo essere sempre aggiornati. Il mio desiderio è tornare al Real Madrid. Non serve che io informi Florentino Pérez del mio sogno di diventare allenatore del Real, è una cosa nota a tutti".
Davide ha collaborato con diversi giocatori durante il suo incarico al fianco del padre e, quando gli è stato chiesto chi lo ha colpito di più, non ha esitato a rispondere così: "Toni Kroos è stato un calciatore straordinario, unico nel suo genere. Lavorare con lui è stato un grande privilegio. Potrebbe intraprendere la carriera di allenatore, ma non so se sia questa la sua intenzione. È simile a Xabi Alonso, un giocatore che ha saputo trasmettere idee, brillante e molto astuto. Non abbiamo provato a persuaderlo a continuare per il rispetto che abbiamo nei suoi confronti, visto che aveva già preso una decisione. Non riesco a capire perché un calciatore del suo calibro non abbia mai vinto il Pallone d’Oro".
Riguardo alla dinamica padre-figlio nella gestione della squadra Ancelotti jr si è espresso così: "Non ci sono barriere tra noi nel dialogo; la fiducia tra padre e figlio rende tutto più semplice, e quando serve, non esita a dirmi la verità anche in modo diretto. Non ci sono risentimenti, ma un’atmosfera di continua sfida. Conosco i suoi “no”, che mi permettono di andare avanti e quelli che so essere definitivi. Mi ha dato molte opportunità, aiutandomi a crescere e migliorare. Il mio cognome mi ha sicuramente aperto molte porte, ma ho sempre cercato di guadagnare il rispetto di chi collabora con me, che è la cosa più importante. Durante le partite lo chiamo papà, ma a volte anche mister".
