Il ritorno alla quotidianità dopo il Mondiale per Club. L'Auckland "come in un videogioco"

Arrivato al Mondiale per Club come unica squadra non professionistica, l’Auckland City ha scritto una delle pagine più romantiche del torneo. I suoi giocatori dividono il tempo tra gli allenamenti e il lavoro quotidiano, indispensabile per pagare l’affitto e le spese impellenti; eppure, nonostante i limiti, hanno lasciato il torneo a testa alta, guadagnandosi la stima del pubblico internazionale grazie a coraggio, dedizione e passione vera.
"Giocano per amore dello sport", aveva riassunto Agustín Fernández, responsabile della comunicazione durante la competizione. Nel primo match hanno affrontato un colosso come il Bayern Monaco, subendo un netto 10-0 che ha messo in luce l’enorme divario. "Sembrava di essere dentro a un videogioco", ha commentato il difensore Jerson Lagos. Ma il riscatto è arrivato subito dopo, con un incredibile pareggio per 1-1 contro il Boca Juniors, che ha fruttato al club un premio extra di un milione di dollari. Tuttavia, il destino di quella cifra è ancora incerto: la federazione neozelandese propone di redistribuirla tra le altre squadre del Paese per non accentuare il divario interno.
Al ritorno in patria, però, nessuna accoglienza trionfale: "Le uniche persone felici di vederci erano le nostre famiglie", ha ammesso il terzino Jerson Delgado. Il calcio in Nuova Zelanda è ancora sport di nicchia, e la vita dei protagonisti è tornata alla normalità in meno di 24 ore. "Il lunedì lavoravamo già”, ha raccontato Fernandez. Nonostante tutto, il sogno di diventare professionisti resta vivo. David Yoo, centrocampista coreano, ha già ricevuto delle offerte. "Non posso dire nulla ora, ma valuterò a fine stagione", ha svelato. La loro favola continua, alimentata da sogni, sacrifici e un pallone.
