Kakà, pagato otto milioni come Appiah. Chi l'avrebbe detto con quegli occhiali?

C'era un momento in cui i grandi campioni sceglievano tutti l'Italia, ammaliati dal fascino del nostro calcio e pagati fior di quattrini. Non è questo il caso, perché Ricardo Izecson dos Santos Leite non ha mai fatto una questione di soldi, bensì di scelte per diventare il migliore al mondo. Lo è diventato nel 2007, Kakà, vincendo il Pallone d'Oro dopo la Champions con il Milan, in uno dei gol più iconici della competizione, cioè un piattone aperto sulla sinistra di van der Sar dopo un sombrero e un dribbling con colpo di testa a far scontrare Evra e Heinze. Ovviamente la vittoria della Champions nella notte di Atene, con la doppietta di Filippo Inzaghi, era poi la ciliegina sulla torta a una stagione straordinaria.
Kakà quando è arrivato in Italia non era uno dei migliori al mondo. O almeno, non considerato tale, poiché pagato solamente otto milioni di euro. Per la stessa cifra la Juventus si portò a casa Appiah, non proprio la stessa cosa (pur essendo un discreto calciatore). Il brasiliano era un'intuizione di Ariedo Braida con l'aiuto di Ernesto Bronzetti, uno degli intermediari FIFA più vicini a Milan e Real Madrid. Un colpo straordinario perché diventò per lungo periodo una delle stelle indiscusse del nostro calcio. Certo, a vederlo sbarcare a Malpensa con gli occhiali da pastore anglicano e la fidanzatina dell'epoca, non in molti avrebbero scommesso sulla sua straordinaria carriera.
Oggi Kakà compie 41 anni. Ha vinto i Mondiali del 2002 da riserva, due Confederations Cup, una Champions, una Serie A, una LaLiga, più svariati trofei minori. Riuscì a essere uno dei pochi a rifiutare un'offerta stellare da parte del Manchester City, che puntava a farlo diventare il primo grande colpo. Invece andò al Real Madrid, probabilmente per meno, forse oscurato dalla grandezza nascente di Cristiano Ronaldo. Tornato al Milan dopo un quadriennio, quello 2009-2013, non era più lo stesso calciatore degli inizi.
