Beccantini (Corsport) su Pirlo: "Eppure dopo il 3-0 a Barcellona lo chiamammo maestro"

“Quei tecnici dalle stelle alla polvere”. Sulle pagine del Corriere dello Sport, Roberto Beccantini analizza il momento di alcuni allenatori del nostro calcio: “Trovo emblematico il caso di Paulo Fonseca. La Roma supera in scioltezza lo Shakhtar Donetsk a Kiev e scampa, riverita eccezione, alla mattanza europea. Sviolinate e serenate, ditirambi e olé. Straniero è bello. […] Era giovedì. Domenica sera, dall’Olimpico, arriva come una tranvata il due a zero del Napoli, con la Roma di Fonseca. Contrordine: Fonseca diventa il simbolo di Roma kaputt e non più il bardo di Roma caput.
Detto che su Rino Gattuso scrivemmo di peggio, è mai possibile che Fonseca sia precipitato, nel giro di tre giorni, da illuminato stratega a genio fin troppo compreso? […] Penso che per battere la Juventus a Torino al Benevento serva un tecnico in gamba: e dunque, bravo Filippo Inzaghi. Nello stesso tempo, rovesciando i termini, non credo che Andrea Pirlo abbia invitato i suoi a trascurarne l’orgoglio ferito. Era senza gavetta: si sapeva. Eppure, dopo il 3-0 di Barcellona, lo chiamammo maestro. Sembrava un bivacco verso la vetta: era, invece, la cima. Dalla quale la Tiranna cominciò a scendere barcollando, atterrita dall’idea che Cristiano non bastasse più”.
