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Avv. D'Onofrio: "Plusvalenze di per sé non sono reato. Cosa rischia la Juve"

ESCLUSIVA TMW - Avv. D'Onofrio: "Plusvalenze di per sé non sono reato. Cosa rischia la Juve"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
giovedì 2 dicembre 2021, 18:00Serie A
di Ivan Cardia

L'inchiesta "prisma" agita le acque del campionato di Serie A, e non solo. La Juventus è al centro del lavoro della Procura di Torino, che indaga sul club bianconero e sui suoi vertici, presenti e del recente passato. Per capirne di più sull'argomento, TMW ha raggiunto Paco D'Onofrio, avvocato esperto di diritto sportivo e professore di diritto dello sport presso l'Università di Bologna.

Alla luce delle notizie fin qui trapelate, e anche dei precedenti, ritiene preoccupante per la Juventus il quadro finora emerso?
"La plusvalenza, in sé considerata, è una voce sana del bilancio per qualsiasi tipo di società, diventando fittizia, quindi illecita, solo ove si provasse il dolo dei contraenti, cioè la consapevole volontà di una alterazione dei reali valori economici delle operazioni negoziali. Qualche anno fa, nel caso dell'Inter e del Milan, si ritenne che, in assenza di un criterio univoco di valutazione, non si potesse considerare fittizie valutazioni che secondo gli inquirenti erano, invece, 'fuori mercato'".

Cosa rischierebbe la Juventus alla luce dell'art. 31 del Codice di Giustizia Sportiva?
"Dipende, ovviamente, dalla gravità delle irregolarità eventualmente accertate, potendosi risolvere anche solo nella comminazione di ammende per i club e squalifiche a carico dei dirigenti coinvolti. Più grave, stando al Codice di giustizia sportiva della FIGC, è invece l'ipotesi nella quale le alterazioni fossero state necessarie per l'iscrizione di un Club al campionato di competenza, per la quale è prevista anche la retrocessione".

È immaginabile, anche solo in astratto, anche una violazione dei doveri generali ove si arrivi a ritenere che la Juventus - o altre società - abbia in qualche modo alterato la competitività del campionato?
"L'art. 4 del Codice di giustizia sportiva della FIGC prevede, come norma generale e di principio, che qualsivoglia comportamento che non rientri nei casi espressamente previsti, come l'art. 31, ma che comunque esprima un atteggiamento 'antisportivo', possa essere punito quale violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza. Tuttavia, l'effettiva alterazione della competitività dovrebbe essere documentalmente provata dalla Procura federale".

Il fatto che nel caso della società bianconera il ricorso a plusvalenze "sospette" fosse sistematico rappresenta un aspetto di rilievo?
"Se un comportamento è lecito, la sua ripetitività è irrilevante. Se, per converso, è illecito allora anche un solo episodio può giustificare l'irrogazione delle sanzioni previste".

L'eventuale esistenza di scritture private (es. la "carta" relativa a Ronaldo) non rese note può avere rilievo anche a livello federale, o soltanto per gli obblighi che la quotazione in Borsa impone alla Juventus?
"Occorre valutare il contenuto sostanziale ed effettivo di un accordo privato. Detti questo sono irregolari, quindi vietati, solo quelli sottoscritti per sottrarre impegni economici ai controlli della COVISOC e non anche quelli che, in ossequio ad accordi depositati e trasparenti, prevedano solo intese su tempi e modi leciti di pagamento".

Eventuali condanne penali di dirigenti comporterebbero automaticamente una responsabilità in carico alla Juventus?
"In queste ipotesi di illecito si, perché sarebbero accertate in sede penale violazioni rilevanti anche per l'ordinamento sportivo. Tuttavia, si consideri che la giustizia sportiva, per i diversi tempi che la caratterizzano, dovrà pronunciarsi prima di eventuali sentenze della magistratura penale, dunque senza il conforto di un accertamento incontestabile dei fatti. Pertanto, dovrà essere molto prudente".

A prescindere dall'esito di questa vicenda, ritiene che potrebbe essere utile un intervento a livello di normativa federale? Nel caso, crede che possa essere giuridicamente valido ancorare il valore dei giocatori a un qualche parametro oggettivo?
"Astrattamente si, ma nei fatti la ritengo una soluzione difficilmente praticabile, perché vorrebbe dire uniformare e quindi omologare i valori contrattuali, mortificando le intuizioni di mercato e rendendo tutto tabellare, anche perché la libertà negoziale dei contraenti è un principio generale del diritto".

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