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Schuster (Vancouver): "Da Klopp alla MLS: qui puoi lasciare il segno"

ESCLUSIVA TMW - Schuster (Vancouver): "Da Klopp alla MLS: qui puoi lasciare il segno"
© foto di Bob Brid / Vancouver Whitecaps
sabato 27 marzo 2021, 15:15Serie A
di Marco Conterio

Axel Schuster ha condiviso il percorso e la storia con Jurgen Klopp, Thomas Tuchel, Domenico Tedesco. Una carriera, quella del direttore generale e uomo mercato dei Vancouver Whitecaps, fatta di soddisfazioni e talenti. La scelta del dirigente tedesco è stata il nuovo inizio di una storia partita ufficialmente nel 2009 con l'ammissione in MLS ma poi nei fatti solo due anni più tardi. Un inizio col botto, con i play-off alla seconda partecipazione, poi il crollo che ha portato i Whitecaps ad arrivare ultimi nella propria Conference. Da lì, tabula rasa e Schuster come deus ex machina del nuovo corso.

Con Tuttomercatoweb.com, in esclusiva dal Canada, il quarantottenne tedesco racconta la MLS a trecentosessantagradi. Partendo dall'aspetto della Lega maggiormente in crescita dell'universo calcistico internazionale, che meno convince gli europei. La mancanza di un sistema di promozioni e retrocessioni."La MLS è un tipo di lega differente: i proprietari devono prendere una licenza per entrare a far parte della Lega e prendere una franchigia- Non ci sono promozioni o retrocessioni ma sono i concetti a essere diversi: la Lega cerca di avvantaggiare sempre i club più in difficoltà per riequilibrare sempre i giochi. Non ci sono un Bayern Monaco, una Juventus, un Real Madrid: l'idea è che tutti possano competere, sempre, nel giro di breve".
E funziona, a giudicare dall'albo d'oro: dal 2015 a oggi, due successi per Seattle, poi Portland, Toronto, Atlanta, Columbus
"Sì, funziona: ci sono più squadre che competono, ogni anno, per la vetta, anche se è chiaro che un progetto ben strutturato possa durare ad alti livelli per più tempo. Per parteciparvi, comunque, servono tanti soldi e i proventi sono divisi tra tutti i club. I diritti televisivi sono lontani dalle cifre europee, la MLS sta cercandoil suo posto nel mondo: e poi non è alla fine del percorso ma all'inizio di una nuova fase. L'obiettivo è essere tra le migliori leghe in assoluto, vogliamo essere lì tra le top. E la democrazia aiuta, anche se i costi sono alti per tutti".
A proposito di calcio e democrazia: il draft, in MLS, è diverso da NBA e da altre discipline dove i giovani migliori arrivano dai college e vanno a rinforzare le ultime dell'anno precedente.
"Questo è dovuto soprattutto a un fattore. I club hanno delle Accademie di successo e non solo, ci sono Accademie organizzate anche da privati esterni ai club. La differenza poi è un'altra: se la NHL o la NBA ti chiamano, che tu sia la star di un grande club di basket spagnolo o italiano, o di hockey scandinavo o non solo, vai. Qui, se chiami un giocatore della Juventus al draft, è chiaro che non venga: possiamo prendere solo i migliori dell'ultima stagione del College e i migliori sono fuori, sono già nei club, nelle Accademie. Diciamo che è come prendere i migliori giovani dalla C, puoi anche trovare delle pepite come successo ad Atlanta con Julian Gressel o a Jack Harrison che è del Manchester City e in prestito al Leeds".
Come state sviluppando questo grande numero di talenti che sta arrivando anche in Europa?
"Ogni club ha uno stadio e non parto da qui a caso: se vedere gli impianti sono migliori anche delle grandi leghe europee. C'è tanto investimento in questo e nei centri sportivi. Oltre a questo, parliamo di una Nazione con 400 milioni di persone: il calcio non è il primo sport ma il numero di persohe che gioca è più alto di tanti altri paesi. Perché non dovrebbero esserci talenti anche qui?
I talenti ci sono. E giocano
"Non c'è paura o timore di essere dei selling club. Per la MLS è importante avere questi ragazzi, in questo senso siamo come Olanda, Belgio, Portogallo. I ragazzi ci sono e giocano, non c'è l'obbligo di vincere ogni gara. In Germania, per far un esempio relativo al mio paese, è difficile anche per i top emergere: sei al Bayern ma trovare spazio, per esempio, non è facile. La competizione si è alzata ovunque e si vede".
Lei come è finito in Major League Soccer?
"Sono stato approcciato dai Whitecaps e, sono sincero, la MLS mi ha sempre incuriosito. L'ho vista come una sfida importante e qui, a differenza di quanto possa accadere in società già strutturate e definite, puoi avere un impatto determinante col tuo operato".
Con un obiettivo dichiarato per la MLS: essere, per il Mondiale 2026, all'altezza delle grandi leghe.
"C'è la chance di crescere tanto, ancora. Dobbiamo spingere e arrivare al Mondiale del 2026 al punto in cui la Lega sarà lì, tra le migliori. Il calendario difforme rispetto all'Europa? Ne abbiamo parlato spesso ma non scordatevi che non giochiamo solo in una nazione ma di fatto in un continente. Ci sono leghe in Europa che giocano in stagioni diverse, figuriamoci la MLS. Qui ci sono sbalzi di temperature importanti, distanze da coprire: ci sono vantaggi e svantaggi nel giocare nel calendario europeo: ora non è la priorità ma ne parleremo".
E a Vancouver come va?
"Il calcio è lo sport numero uno al mondo e stiamo crescendo anche qui. La ricerca dei talenti è ovviamente alla base e la facciamo anche con tutte le migliori piattaforme tecnologiche. Abbiamo staff completi, siamo al livello delle grandi leghe: analisti, analisti delle performance, è tutto simile alla Germania".
Una curiosità: il salary cap quanto vi limita?
"Non ci sono restrizioni sul budget, ci sono tre designated players e il cap non è un limite se hai un target di giocatori ben chiaro e definito. La MLS vuole aumentarlo, non c'è bisogno o intenzione di aumentare i giocatori 'star' ma quello di avere un budget per gli ingaggi più ingente per poter attrarre un numero sempre più crescente di talenti internazionali".

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