Hakan Calhanoglu resta all’Inter, ora c’è il nodo modulo: tocca a Chivu

E vissero tutti felici e contenti. Più o meno. Hakan Calhanoglu, che non aveva mai chiesto la cessione, resta all’Inter, che non aveva mai aperto al costante flusso di mezze voci provenienti dalla Turchia. La parola fine, a una telenovela che di sostanza ha sempre avuto ben poco di concreto - al netto dello strappo, tra dichiarazioni e social, registrato dopo le parole di Lautaro e Marotta al termine del Mondiale per club -, l’ha messa il diretto interessato, rientrato oggi ad Appiano Gentile. Ora c’è da ricomporre tutto: i nodi sono due, uno già quasi sciolto e l’altro un po’ più delicato.
“Ci abbracceremo”. Oltre che alle indiscrezioni sul suo futuro, Calhanoglu ha messo un punto anche sul rapporto con Lautaro. Il turco aspetta il capitano, le fibrillazioni del primo luglio sono derubricate in via definitiva a pensieri di chi ha vissuto una stagione a mille all’ora, e alla fine non ha rinnovato la propria bacheca. Il rapporto è solido, e una grandissima mano, con la riunione di squadra prima di lasciare gli Stati Uniti, l’ha data Cristian Chivu. Che ora dovrà risolvere anche l’altro enigma aperto dalla permanenza di Calha.
Come giocherà l’Inter? Intendiamoci: che Hakan resti, con il finale che peraltro in viale della Liberazione hanno sempre considerato più probabile, non può essere certo un problema. Il turco, il cui trasloco da regista è stata forse l’intuizione in assoluto più felice delle tante di Simone Inzaghi, è pur sempre il cervello di una squadra che tre mesi fa era in corsa per vincere tutto. I numeri parlano per lui. La nuova Inter di Chivu, però, sembrava destinata a una fisionomia che non prevedesse un playmaker. La trattativa del momento, quella che potrebbe portare a Milano il nigeriano Ademola Lookman, va in questa direzione: più 3-4-2-1 che 3-5-2. Al netto dei tre acquisti già ufficiali - Sucic, Luis Henrique e Bonny - l’Inter però è cambiata pochissimo, finora. E nel nuovo modulo la collocazione di Calhanoglu non sembra così scontata, senza dimenticare che i dirigenti nerazzurri considerano chiuso (a patto che arrivi un’offerta convincente per tutti, dopo il no del giocatore al Betis) il capitolo Asllani, che negli ultimi anni è stato il vice di Hakan. Difficile, per quest’ultimo, ipotizzare un impiego al fianco di Barella in un centrocampo a due, ma non è scontato nemmeno “alzarlo” sulla trequarti: il turco ha rivestito quel ruolo, ma erano altri tempi. Per di più, con una mediana a due il reparto è oggi decisamente affollato: oltre ai nomi già citati, vi sono da aggiungere Mkhitaryan, Zielinski e Frattesi. Tutta gente molto duttile, questo è vero, ma adattarsi è un’altra cosa rispetto all’avere una propria collocazione naturale. Delle due l’una: o il progetto di Chivu torna sui suoi passi, e sposa nuovamente il 3-5-2 inzaghiano, magari rinunciando all’agognato fantasista (in attacco ci sono anche Bonny e Pio Esposito, più Thuram per il quale la quiete sembra aspettare una tempesta); oppure va trovata una nuova dimensione a Calhanoglu. Sempre centrale, magari in maniera diversa.
