Inzaghi come Mourinho? José vinse e salutò l’Inter: c’è qualche differenza

Simone Inzaghi non chiude la porta all’Arabia Saudita, ma neanche alla permanenza in nerazzurro. Nelle dichiarazioni di ieri, rispetto a quelle del media day, il tecnico dell’Inter è sembrato più propenso a continuare a Milano, salvo poi ricordare che martedì andrà in scena un incontro chiave per capire se ci siano i presupposti per rinnovare o andare via. Il presidente Beppe Marotta è convinto di sì, ma le questioni da risolvere non sono pochissime e neanche irrilevanti.
C’è un precedente. Ed è anche, se si vuole, propizio all’Inter. È quello di José Mourinho, che un secondo dopo la conquista della Champions League - l’ultima, dei nerazzurri e pure dell’Italia - faceva armi e bagagli in direzione Madrid. Dal punto di vista del portoghese, il triplete fu la chiusura di un ciclo, peraltro molto più breve di quello di Inzaghi, e aver raggiunto il massimo possibile lo ha anche probabilmente spinto lontano da Milano. C’è, però, una grande differenza.
L’Inter sapeva, oggi è 50/50. Di bugie bianche il calcio vive, e quindi non c’è da fidarsi sino in fondo di nessuno. Però la sensazione è che Inzaghi e Marotta, quando espongono i rispettivi punti di vista e le relative convinzioni, dicano la verità: a oggi, il futuro è da scrivere. Con alcuni punti di partenza e qualche dubbio, ma - complice il fatto che dall’altra parte non ci sia il Real ma l’Al-Hilal, a meno di sorprese - in maniera molto lontana dal 2010. Quando, e di recente lo ha confermato anche Moratti, tutti sapevano che Mourinho avrebbe salutato, e furono eccezionali nel compattarsi, anche se le voci ci furono comunque, e pure piuttosto corpose. Al punto che lo Special One, pochi giorni prima della finale, disse che un giorno avrebbe voluto allenare il Real. Non spiegò quando né quanto fosse vicino il momento di coronare un sogno. Difficile, comunque, che Inzaghi possa considerarlo tale., ed è un'altra differenza.
