Le idee del Trap e l'occasione dal no di Bielsa: come Flick e Inzaghi sono diventati grandi

Storie diverse ma a loro modo affascinanti, quelle di Simone Inzaghi e Hans-Dieter Flick, allenatori di Lazio e Bayern Monaco che stasera si affronteranno nell'andata degli ottavi di finale di Champions League.
Lineare e per certi versi sorprendente, il cammino fatto da Inzaghi in questi anni: gli inizi con gli Allievi regionali della Lazio, poi Allievi nazionali e quindi Primavera. Nell'aprile del 2016 subentra all'esonerato Pioli sulla panchina della prima squadra. L'anno seguente, almeno nelle idee del club, doveva farsi da parte per lasciar spazio al Loco, Marcelo Bielsa. Ma l'argentino si tirò indietro quando tutto sembrava oramai fatto. E così ecco la nuova chance di Inzaghi, che da quel momento non ha più lasciato Formello. Con la Lazio, da allenatore, ha vinto una Coppa Italia e due Supercoppa Italiana.
Ben più originale, la storia da tecnico di Hansi Flick: iniziò nel '96 (e fino al 2000) da allenatore-giocatore del modesto Victoria Bammental. Poi dal 2000 al 2005 sarà alla guida dell'Hoffenheim. Nel 2006 passerà al Salisburgo e lì inizierà a lavorare a stretto contatto con Giovanni Trapattoni e Lothar Matthaus: dal Trap il giovane Flick prenderà le nozioni tattiche e il modo di gestire lo spogliatoio. Ma ben presto si discosterà dal suo stile di gioco definito, ai tempi, troppo difensivista. Dal 2006 al 2014 è assistente tecnico nella Nazionale tedesca, quindi fino al 2017 ricoprirà il ruolo di direttore tecnico della Nazionale. E si arriva al 2019: in estate diventa vice di Niko Kovac al Bayern Monaco, quindi dal dicembre di quell'anno siederà sulla panchina col ruolo di allenatore della prima squadra in sostituzione proprio dell'esonerato Kovac. Da lì in poi, tutta storia nota: la conferma e il rinnovo di contratto e, soprattutto, la vittoria del sextuple nell'anno dei record del Bayern Monaco.
