Moratti: "L'Inter un regalo costoso e un amore. Corso il preferito, ma Recoba..."

Massimo Moratti compie 80 anni e si racconta in una lunga intervista al canale YouTube dell’Inter: “È stato bellissimo guidare l’Inter. Una grande responsabilità, senza dubbio, nei confronti di questo club per la sua tradizione e per la storia di papà. Però ha rappresentato soprattutto la felicità di poterlo fare, il piacere di poter guidare ogni giorno qualcosa che amavo. È stato un grande privilegio, per cui ringrazio il cielo”.
L’Inter era di suo padre quando lei aveva dieci anni…
“Sì, ma la seguivamo anche prima. Papà prendeva la macchina e andava nei posti più lontani, la sentivamo in casa come una passione. Tanto è vero che poi dopo è diventato il presidente: era già un industriale conosciuto al momento e nel ’55 divenne presidente. Io ero in collegio in Svizzera e ricevetti la lettera di mia sorella che me lo diceva”.
Cosa ha pensato?
“Bellissimo. Ma mio padre era un personaggio così straordinario che pensavamo potesse fare tutto. Era una cosa fantastica, ma normale per una persona del suo livello”.
Poi a 50 anni lei si è regalato la proprietà del club.
“Un regalo a pagamento, devo dire. Però, ripeto: è stato un fatto di piacere di tornare a respirare quel tipo di ambiente, soprattutto questa tensione e questa passione che ci poteva essere, non solo mia ma di chi mi circondava. Mi ha dato tutto quello che mi aspettavo. A volte mi meraviglio di aver tenuto duro, ma mentre lo facevo pensavo che alla fine qualcosa di buono sarebbe venuto fuori. E per fortuna è successo”.
Comprare Ronaldo ha rimesso l’Inter al centro del mondo calcistico.
“Sì, mi piaceva. L’avevo conosciuto una volta qui a Milano, non era famoso e giocava in Olanda. Non so perché era venuto a trovarmi, forse il suo procuratore voleva che ci conoscessimo. Ho ancora una sua figurina fatta in Olanda, era un ragazzo semplicissimo e simpatico. Poi non l’ho più visto, finché non c’è stata l’occasione col Barcellona: a tutti sembrava impossibile, a me sembrava che avesse una sua razionalità anche economica. Ero appena arrivato nel calcio, gli altri presidenti non pensavano potessi fare una cosa di questo genere. Ho preso un po’ tutti in contropiede, non ha fatto tanto piacere agli altri presidenti che volevano comandare. Ricordiamo che lui è venuto insieme ad altri giocatori formidabili, era un sogno che si concretizzava e Ronaldo è stato quello che ha rilanciato l’Inter nel mondo”.
A parte Ronaldo, il giocatore che ha nel cuore?
“Io devo rifarmi a mio padre, il giocatore che ho amato di più in assoluto è Corso. Ci pensavo l’altro giorno: i quattro giocatori che fanno la storia dell’Inter, un po’ particolari tutti e quattro, sono Skoglund, Corso, Beccalossi e Recoba. Per me sono quattro giocatori che sono il sogno realizzato di una persona a cui piace il calcio, e sono quelli a cui sono più affezionato, calcisticamente. Poi dei miei giocatori, sono affezionato a tutti: tutti si sono sempre comportati benissimo, degli amici apprensivi, più che dei calciatori. Mi ricordo una volta che ho provato la pressione negli spogliatoi, non mi ricordo per quale motivo. Avreste dovuto vedere quanto erano spaventati i ragazzi: non avevo niente di particolare, ma mi è rimasto in mente”.
E tra gli allenatori?
“Non posso dire altro che Mourinho. Rapido, razionale, intelligente, di successo: ha avuto fiducia in quello che gli ho detto. Da quel punto di vista, l’allenatore perfetto è stato lui. Poi ero affezionato a Hodgson, perché è un grandissimo signore. Poi a Mancini, e tanto a Simoni che non c’è più: è una persona a cui si vuol bene e mi sentivo anche in colpa con lui. Un signore, una persona dolcissima”.
Se avesse avuto Simone Inzaghi?
“Sarebbe stata un’ottima cosa. Lo vedo pacato, intelligente, veloce, non si dà un tono: bravissimo. Ha lo stesso atteggiamento con i giocatori e capisco che si affezionino, che ci credano, che abbiano fiducia. I risultati ne sono una conseguenza”.
La diverte l’Inter di Inzaghi?
“Sì assolutamente. Non è fantasia al poter, ma gioco: ha un bel gioco. Sa approfittare delle debolezze dell’avversario, ma soprattutto gli impone la propria razionalità nel giocare”.
Due grandi ‘cosa sarebbero potuti essere’ sono Adriano e Recoba…
“Sì, per Adriano dispiace soprattutto per il fatto che sembrava fortissimo in tutto e si è un po’ rovinato con una specie di esaurimento. Recoba sì, avrebbe potuto fare di più perché era pigro. Ma in realtà bisogna pensare che giocava così perché era pigro: con un altro carattere non sarebbe stato lui. Per me era il più interessante dei giocatori, perché sapeva fare tutto. Lo faceva quando voleva lui, ma sapeva fare tutto”.
La partita che rivede e non si stanca mai?
“Ricordo quella con la Sampdoria a Milano che perdevamo 2-0 e abbiamo vinto 3-2. In pochi minuti abbiamo fatto tre gol, anche lì Recoba ha fatto la differenza”.
Cosa è stata l’Inter per Moratti e cosa è stato lei per l’Inter?
“È stata una scelta, prima di tutto. Grandissimo senso del dovere, però un bellissimo piacere. È stata un amore, che lo vivi nel bene e nel male ma sempre con l’idea di essere innamorato. Cosa sia stato io per l’Inter non lo so, certamente ho cercato di fare quello che consideravo fosse giusto. Poi può darsi abbia sbagliato qualcosa”.
