Sotto l'ombra delle stelle di Napoli. Così Hirving Lozano è stato determinante per Spalletti

Probabilmente Hirving Lozano non è stato la stella che il Napoli si sarebbe aspettato una volta sbarcato all'ombra del Vesuvio. Discontinuo, incostante, non incisivo, strapagato. E' stato marchiato con mille aggettivi, ma la sostanza è una: Luciano Spalletti, allenatore del terzo Scudetto del Napoli, lo ha considerato una pedina fondamentale della stagione azzurra. E Lozano si è sempre messo a disposizione, senza alzare la voce, senza discutere la scelta talvolta di alternarlo con Matteo Politano, altre di non farlo giocare dal primo minuto. E il risultato è stato quello che Napoli sognava: il terzo titolo, che non arrivava dai tempi di Diego Armando Maradona, che generazioni attendevano e che anche il messicano ha contribuito a cucire sul petto azzurro dei napoletani.

Ha sempre giocato
Di fatto Lozano è rimasto in panchina una sola volta e le altre, pochissime, tre, in cui è rimasto fuori, era indisponibile. E questo racconta tanto anche sul peso specifico tattico che il messicano ha saputo dare alla formazione di Luciano Spalletti. Restando un passo indietro rispetto alle stelle più brillanti ma, anzi, mettendosi al servizio di queste. I numeri, i gol, gli assist, non raccontano sempre tutto di una stagione, di un calciatore. Anzi. In questo caso, in quello di Lozano, mascherano tutto il lavoro oscuro che ha saputo fare, l'importanza e l'equilibrio in entrambe le fasi che ha saputo offrire a Spalletti. E' chiaro che da un giocatore pagato così tanto, con questo ingaggio, sia lecito attendersi di più anche nei meri numeri, nelle reti e nei passaggi decisivi. Però a conti fatti il risultato finale e globale è comunque servito. Scudetto. Anche con Lozano.