Tare: "Sarri buon allenatore, ma fuori dal campo ho fatto molta fatica a comunicarci"

L'ex direttore sportivo della Lazio, Igli Tare, ha parlato a Radio Serie A il giorno dopo la vittoria dei biancocelesti in Champions League contro il Bayern Monaco, soffermandosi anche sulla figura di Maurizio Sarri: "Lo considero un buon allenatore, ma fuori dal campo è difficile creare un rapporto, ho fatto molta fatica a comunicarci. Eravamo tutti consapevoli di questo limite comunicativo che lui ha, ma la scelta fatta tre anni fa è nata perché si chiudeva l'era di Inzaghi e c'era necessità di rivoluzionare e creare un progetto scioccante, opposto rispetto a quello che avevamo con Inzaghi. Ho scelto io di portarlo a Roma, in accordo con la presidenza. Non ho mai avuto problemi con lui, me lo confermò anche in una cena prima dell'ultima partita dello scorso campionato. Le vendette fanno parte del nostro mestiere. Ci sono sempre visioni diverse, ma le nostre devono combaciare per il bene della Lazio, quello che conta è l'obiettivo comune. Alla fine, conta l'obiettivo, non possiamo andare tutti d'accordo sempre. Il secondo posto dello scorso anno è stato frutto di un lavoro ottimale fatto dalla squadra, dal mister e da tutto lo staff. Lui doveva far fare il salto di qualità alla squadra; inculcare ai ragazzi la consapevolezza di poter lottare per questi obiettivi. Il nostro percorso è stato basato sulla valorizzazione dei ragazzi e non sugli investimenti per acquistarne altri. Sono fiero di aver contribuito alla rinascita, dopo un periodo nero, di questa società".
Il miglior colpo da dirigente di Igli Tare: "Se penso ad uno dei colpi più belli, penso per forza al primo colpo che ho fatto: aver portato Cristian Brocchi che arrivava dopo un periodo difficile con il Milan, alla Lazio è stato fondamentale soprattutto nel primo anno per raggiungere degli obiettivi. L'altro colpo che ci tengo a ricordare è Hernanes, il primo vero grande colpo. C'era molto scetticismo su questa operazione, erano tutti convinti che non saremmo riusciti a portarlo da noi perché era molto richiesto da squadre molto importanti e blasonate. In otto giorni che sono rimasto lì, il suo agente era una persona spettacolare con il suo modo di fare, io ero incazzato dopo 2-3 giorni perché c'erano tante persone da mettere d'accordo, una follia. Dopo 2-3 giorni volevo fare check-out e tornare a Roma e lui mi calmava sempre e mi diceva "lo facciamo". Joseph Lee, una persona eccezionale, lo ricordo con grande stima. Ricordo volentieri anche Hernanes: io ero in una stanza e nell'altra c'era il Lione, il club faceva due trattative parallele, l'ho capito solo alla fine ed Hernanes è entrato nella stanza del Lione e ha detto che anche se gli offrivano più soldi lui sceglieva la Lazio perché percepiva passione, amore. Le trattative sono possibili solo grazie alla combinazione di più situazioni: servono capacità, tempismo e fortuna. Feci incontri anche per Cavani e Kim, ma sfumarono. Cavani era in rottura con il Palermo, incontrai gli agenti, avevamo l'ok del giocatore ma poi Zamparini disse no e Cavani andò al Napoli. Kim lo avevo scoperto 3 anni prima che arrivasse in Italia, avevo fatto anche un'offerta abbastanza importante, di cinque milioni allo Shangai ma non accettarono. Poi il calcio cinese crollò ma non avevamo più lo slot per gli extracomunitari e andò al Fenerbahce".
