TMW - Cagliari a Pejo, parla Joao Pedro: "Voglio restare qui a vita. Gol? Non mi metto limiti"

Dopo il presidente Giulini e mister Leonardo Semplici, è il turno di capitan Joao Pedro di rispondere alle domande dei giornalisti presenti nel ritiro di Pejo.
È il suo ottavo anno a Cagliari, si sente una bandiera? Suo padre le ha mai detto qualcosa sull’esperienza in Sardegna?
“Otto anni sono tanti nel calcio di oggi, mi fa piacere essere qui perché questo periodo mi ha visto sempre protagonista e non è mai facile. Mio padre? Da appassionato del calcio mi fa tanti complimenti, sono contento perché ho trovato il mio equilibrio in una squadra giusta”.
A livello di numeri è il miglior brasiliano come gol segnati: quanto la inorgoglisce?
“Tanto, anche perché non gioco in una squadra al top come Neymar e altri: ma questo mi dà un qualcosa in più, io quando gioco nel Cagliari non penso individualmente”.
Cosa c'è nel futuro di Joao Pedro? Il rinnovo?
“Parlare del futuro è difficile, posso anche smettere domani (ride, ndr). In certe estati sembrava che dovessi andare via, invece ora penso di restare a Cagliari a vita”.
Com'è il gruppo che ha trovato quest’anno?
“Non ci sono molti volti nuovi, ma siamo partiti tutti con una diversa mentalità per non ripetere quanto accaduto lo scorso anno. È arrivato Strootman che è davvero forte, è vero che lo sto prendendo in giro ma lo faccio con tutti, perché mi aiuta a far cementare il gruppo”.
Che impatto ha avuto con Semplici? Dopo due stagioni così si aspetta un aumento di ingaggio?
“Leonardo ha veramente un grande merito sulla salvezza dell’anno scorso, è arrivato in un momento difficile e con lui ne siamo usciti fuori. Ripartire con lui è ovviamente giusto, ci sta dando tanto entusiasmo. Su Diego e Radja che guadagnano di più, loro sono top player e hanno una carriera importante, non c'è da discutere”.
Rispetto al passato questo è un Cagliari poco brasiliano: quanto le manca la sua terra?
“Personalmente tanto, quest’anno non sono andato a casa, non ho visto i miei e loro non hanno visto i miei figli. Anche se ormai sono integrato con gli altri ragazzi. Poi chissà, magari compriamo Neymar (ride, ndr)”.
Si parla di Dalbert in arrivo, le farebbe piacere avere un altro brasiliano come lui? Guardando all’Europeo che nell’Italia aveva tre brasiliani di nascita (Jorginho, Emerson Palmieri e Toloi), ha fatto un pensierino al fatto di poterci essere?
“Dalbert è un giocatore forte, se dovesse arrivare ci potrà dare una mano, a prescindere dal fatto che sia brasiliano. L’Italia agli Europei l’ho tifata tanto: Toloi l’ho conosciuto dopo, sono contento per Jorginho e Emerson ma ho guardato solo da tifoso. Jorginho è da Pallone d’Oro? Nel suo ruolo per me è il miglior giocatore del mondo, non so quali siano i criteri con cui vengono scelti i giocatori".
Un pensiero sul Brasile in Copa America?
“Ho visto il primo tempo della finale perché era tardi, mi dispiace per il risultato perché hanno giocato contro una grande squadra come l’Argentina e la sconfitta con loro dà sempre più fastidio. Io faccio il mio, poi non so se verrò chiamato”.
Da capitano cosa si augura da questo mercato? Un parere sull’inginocchiarsi prima della partita e sul razzismo nel calcio?
“Sul mercato io devo gestire bene lo spogliatoio, ma davvero si fa poca fatica perché sono tutti ragazzi intelligenti. Per quanto riguarda il razzismo, rimane un tema purtroppo complicato di cui parlare perché c’è ancora e lo si è visto anche di recente. Solo chi lo ha vissuto sa quanto sia brutto un episodio di razzismo. Chi scende in campo dà sempre tutto, ma lotteremo su questo tema perché è una cosa che deve finire”.
Qual è il rapporto con Pavoletti? Si sente di voler fare una scommessa in caso di più di 15 gol segnati?
“Con Leo c’è un grande rapporto, l’anno scorso ci ha dato una grossa mano superando un momento difficile. Quest’anno ripartiamo tutti e due bene fisicamente e mentalmente, e sappiamo che possiamo aiutare la squadra. Sui gol non mi metto un limite, io voglio solo segnare (ride, ndr)”.
