Viola e i colleghi calciatori che scommettono: "È vero che i soldi non danno la felicità"

Lunga intervista al Corriere della Sera per Nicolas Viola (34 anni), centrocampista del Cagliari e fresco di laurea triennale in psicologia sul ruolo dell'empatia nello sviluppo socio-emotivo: "A gennaio voglio iniziare la specialistica. Per educare i miei figli ho scelto di rieducare me stesso e di migliorarmi come persona. Allenare i muscoli è faticoso, ma farlo con l'invisibile è più complicato. Competo e mi paragono solo con me stesso".
Ha un metodo?
"La psicanalisi mi ha aiutato tantissimo, ho messo a nudo emozioni e sentimenti. Ho dovuto essere umile, mettere in discussione tantissimi atteggiamenti che davo per scontati e mi limitavano".
E la psicologia aiuta a segnare 24 rigori su 25 come lei?
"Sul dischetto ti vengono mille pensieri, ma sarebbe egoistico provare emozioni. In quel momento la squadra ti sta dando una responsabilità e devi essere libero mentalmente".
I tatuaggi sono una corazza?
"Esprimevo così sentimenti, emozioni e paure. Avessi dialogato di più con mio padre, forse avrei qualche tatuaggio in meno".
Perché esulta indicandosi la fronte?
"Nasce per ricordare un cartone (Dragonball, ndr) ma nella testa e nella capacità di prevedere il gol c'è tutto".
Qualche suo collega scommette per noia.
"Veniamo catalogati in base ai soldi, ma è vero che non danno la felicità. Ci vuole istruzione: anche tre anni di corso di sommelier mi sono serviti a capire certe cose".
Come se la cavano gli allenatori con la psicologia?
"È un lavoro difficilissimo, ma io vedo Ranieri, un maestro dell’empatia: è così intelligente che la usa senza che tu nemmeno te ne accorga".
