…con Stefano Calvagna

Una vita nel cinema. E un anno nel calcio, con Carlo Mazzone. Quanto basta per vivere un’esperienza da raccontare ai nipoti. Stefano Calvagna, regista e sceneggiatore, è stato per un anno team manager del Brescia allenato dal tecnico romano morto qualche giorno fa. “Faccio cinema da diversi anni, in quel periodo giravo Vivere, una soap di Canale 5”, ricorda Calvagna a Tuttomercatoweb.
E come ci finì al Brescia?
“Tutto nacque da una telefonata di Silvia Corioni, tornavo dal set e ricevetti questa chiamata: lei era interessata al mondo del cinema, ci siamo incontrati. La sera venne a mangiare un sushi a Milano, le dissi che non era adatta alla soap ma che avevo un aiuto regista che stava preparando una fiction. Mi ringraziò e voleva ricambiare, le dissi che avrei voluto vivere una domenica su una panchina di calcio. Dopo qualche giorno mi ha chiesto il documento e il codice fiscale e sono stato tesserato come team manager e addetto all’arbitro del Brescia. Mi ritrovai in un contesto complicato sul piano della classifica, ringraziai il presidente e poi venni presentato a tutti incluso il mister”.
Come fu l’impatto?
“Ricordo che Mazzone indossava una tuta con scritto Ristora e aveva tra le mani il giornale Brescia Oggi. Mi avvicino e il mister dice: ‘qua ce servono i giocatori e pigliamo i team manager’. Il ds Nani mi lasciò li, ero in piedi e dopo tre minuti Mazzone disse: ‘mica ce l’ho con te, siediti’. Gli risposi che ero di Roma, da quel momento cominciai a mangiare in hotel con lui, il suo vice Menichini e il preparatore di Baggio. Ricordo una sera che non andai a cena perché non stavo bene, venne a bussarmi il mister con un canarino digestivo in mano come se fosse un nonno. Dal lunedi al venerdì era un nonno, sabato e domenica era il gemello. Gli dissi che con la Juve non avremmo perso e mi rispose ‘sta zitto, non dire cazzate’. Pareggiammo, mi venne addosso e disse che portavo bene. Non ho mai visto il Brescia perdere. Era un grande personaggio, che faceva anche ridere. Un giorno i tifosi facevano dei cori contro la fidanzata di Vieri e lui si girò verso di me dicendomi: ‘mo’ vedi questi, lo fanno incazzà e ce fa gol”.
La sua esperienza è durata soltanto un anno. Perché?
“Firmai un contratto con la Rai. Ero in una situazione particolare. Il mister mi voleva con sé. Ho avuto notti insonni. Mi sono pentito, davvero. Ho fatto trenta film con grandi soddisfazioni e se mi dicessero di tornare indietro firmerei col sangue per fare ancora il team manager al fianco di Mazzone”.
Lei non era più al Brescia. In tanti ricordano la corsa di quella partita contro l’Atalanta…
“Quando ci siamo rivisti mi ha detto ‘ammazza quanto era lungo il campo…. Se c’eri te entravamo in curva!’. È stato meraviglioso, quello che ho vissuto con lui è stato incredibile”.
Il ricordo più bello?
“Il rapporto umano, a cui tengo molto anche adesso con le persone che lavorano per me. Dissi a Gianluca Nani qualche tempo fa che avrei voluto incontrare il mister, parlai con Edoardo Piovani. Ma non aveva riconosciuto al telefono neppure Baggio….Oggi ci farei un film sulla persona, a sfondo anche goliardico. Ricordo un episodio: per scommessa Bachini fece le estension ai capelli, il mister lo vide da lontano e mi chiese ‘ma chi è quella signorina? Va bene che siamo salvi ma mica possono venire le mogli….’ Gli dissi che era Bachini. Non lo fece giocare titolare la partita dopo. Jonathan entrò dalla panchina e segnò, venne ad abbracciarmi e poi andò dal mister a dirgli ‘e adesso cosa deve dirmi?’ La risposta di Mazzone fu: ‘Che te devo di, bravo mortacci tua’. Era davvero un grande personaggio”.
