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Inter, Zhang esca allo scoperto. Juve, che beffa al Napoli. Il solito Ballardini. Gravina, Balata e Ghirelli bis: serve la rivoluzione

Inter, Zhang esca allo scoperto. Juve, che beffa al Napoli. Il solito Ballardini. Gravina, Balata e Ghirelli bis: serve la rivoluzioneTUTTO mercato WEB
lunedì 11 gennaio 2021, 08:00Editoriale
di Michele Criscitiello
Direttore di Sportitalia e Tuttomercatoweb

La prima settimana di calciomercato è stata meglio dimenticarla da subito. Di mezzo il turno infrasettimanale, qualche festività da smaltire e le zone arancioni che penalizzano gli incontri a Milano. I Direttori, però, ora devono dimostrare di meritare lo stipendio che guadagnano (in alcuni casi superiore a quello dei calciatori) e rinforzare le proprie squadre senza spendere e spandere. Non sarà facile. Nel frattempo l'Inter ha bisogno di chiarezza perché le voci che stanno emergendo dal mondo della finanza non sono tranquillizzanti e i comunicati farlocchi di smentita servono solo a confermare due volte la stessa notizia. A noi piacevano i Presidenti che ci mettevano i soldi e il cuore. Anche con i loro difetti ma quella gente lì non mollava. Oggi tra fondi e capitali stranieri più che passione il calcio è finanza. Va bene se ci sono i soldi ma se finiscono anche quelli, a questo punto, ci tenevamo i nostri imprenditori in braghe di tela. Suning è un colosso che piazza l'Inter ai livelli delle grandi di Premier. Sicuramente. Però tra la crisi del covid, le decisioni del governo cinese e gli ultimi sviluppi poco chiari posizionano l'Inter di Zhang su una posizione non stabile. O almeno incerta. E' grave che il grande capo sia scappato da Milano e non ci venga a raccontare la favola di aver lasciato il figlio a Milano perché un affare importante come l'Inter necessita che il vero proprietario si faccia vedere qualche volta al mese. Qui non abbiamo tracce da quasi due anni e, forse, sapeva già che questa sarebbe stata una operazione puramente finanziaria e, forse, speculativa. Zhang, padre, deve uscire allo scoperto e fare chiarezza. Una volta solo nelle serie minori c'erano problemi di stipendi e liquidità, adesso anche le grandi non arrivano a fine mese.
Di mercato c'è poco da dire. Si muovono quelle che rischiano di più in basso alla classifica. La Juventus era andata su Quagliarella perché ha bisogno di un attaccante per 6 mesi. Senza spendere e senza grandi pretese. Per giugno ha già in pugno Milik e la soddisfazione sarà doppia di prenderlo da De Laurentiis senza pagarlo. Era già nel mirino di Paratici lo scorso anno ma le indicazioni di Agnelli sono state chiare. No soldi nelle casse del Napoli e meglio aspettare e prendere Milik a zero. Per questo l'attaccante sta rifiutando quasi tutto quello che gli viene offerto da Giuntoli che sperava di racimolare almeno 10-12 milioni di euro. Speranza che resta ma è davvero complicato far saltare il piano di Milik in bianconero.
Nel frattempo l'oscar va a Davide Ballardini che appena viene richiamato in situazioni di emergenza sa sempre dove mettere le mani e come intervenire. Non che prima la colpa fosse di Maran ma ci sono certi allenatori che in determinate piazze fanno la differenza come Mourinho all'Inter. Ballardini al Genoa è una garanzia che dura negli anni. Conosce le dinamiche e riesce a dare una sterzata immediata, nonostante una squadra con grossi problemi. Ballardini è un ottimo allenatore e nella sua carriera poteva raccogliere di più. Per caratteristiche, non tattiche, per dinamiche e per percorso ricorda un pò Pioli ma se il milanista si è tolto e si sta togliendo grandi soddisfazioni, Ballardini si deve "accontentare" di vittorie in emergenza. Incide di più quando entra in corsa che quando parte dall'inizio ma sicuramente ha raccolto meno delle sue potenzialità.
Nella politica del calcio non è cambiato nulla e la notizia che a novembre vi avevamo anticipata è stata ufficializzata due giorni fa.

Tavecchio torna nel calcio ed è il nuovo Presidente del Comitato Regionale Lombardia. A 77 anni, l'inizio di una terza vita politica e potrebbe essere solo il preludio di una sfrenata ambizione e cavalcata verso il ritorno a Roma. Non in Federazione, ovviamente, dove ha fatto un accordo politico con Gabriele Gravina che resta al comando della FIGC. Gravina, nel primo mandato, ha seminato ma ora ha l'obbligo di raccogliere e di sistemare il calcio italiano nell'era più difficile. L'idea dei play off in serie A è suggestiva, anche se cambiare nel nostro Paese fa sempre paura. La vera scommessa che deve vincere Gravina è trovare una formula imprenditoriale per far tornare il calcio ad essere un business e non un vuoto a perdere. Diciamocela tutta. In Italia, sotto la serie A, non conta nulla nessuno. Gravina deve ridare dignità al territorio, questo calcio non può essere visto solo dai ricchi e le nazionali giovanili sotto l'Under 21 non possono essere nazionali fantasma perché rappresentano il nostro futuro e i calciatori li vogliamo vedere a 16 anni e non a 30. Possiamo anche dire, come ci eravamo già espressi due anni fa, che il tentativo di far esplodere il calcio femminile in Italia era destinato a fallire. Anche se dietro c'erano logiche di marketing e di politica del buon senso, il calcio femminile non sarebbe mai decollato in Italia. Forse in altri Paesi c'è una cultura diversa ma Gravina deve pensare a risolvere i problemi del sistema e non ad inseguire sogni che fanno perdere tempo alla Federazione. Gravina deve far arrivare più soldi alle categorie inferiori, deve regolamentare il ruolo fondamentale dei procuratori, Gravina deve dare visibilità di tutti i campionati minori ma senza chiedere soldi ai tifosi. Gravina è manager prima che Presidente, quindi conosce bene alcune dinamiche del commercio. I calciatori a fine carriera devono essere guidati dall'AIC ad essere reinseriti nella vita sociale e non abbandonati a 35 anni senza saper far nulla perché dai 16 anni hanno solo dato due calci al pallone. Non esiste che ci siano 100 società professionistiche che poi di professionale non hanno nulla. Serve la riforma con effetti immediati, serve riportare i soldi del betting nel calcio e serve vincere la partita dei diritti televisivi. In B complimenti a Mauro Balata per la rielezione ma anche qui la sfida sarà complicata. La B negli ultimi 3 anni ha perso quasi tutto il suo appeal e quasi tutta la sua visibilità. Balata dovrà ridare forza ad un campionato che prima faceva sognare. Compito più difficile per Ghirelli in una serie C che è un fallimento annunciato. Chi arriva dalla D, vince il campionato LND, dovrebbe festeggiare e fare il giro della piazza con il pullman scoperto. Invece, il secondo dopo aver vinto il campionato di D, un Presidente intelligente dovrebbe piangere e sbattere la testa contro il muro. Come ha fatto il Presidente del Campodarsego lo scorso anno. Rinunciare ad un sogno è la cosa più brutta. I club di C non possono perdere, se tutto va bene, 2 milioni a stagione. E' un disastro finanziario annunciato. La C non può avere più di 40 società. Meglio 40 solide che 60 morte in partenza. Ghirelli avrà questo compito arduo che gli è stato affidato da tutti i Presidenti e deve trovare presto una soluzione per ridare dignità a tutte queste piazze e club che gli hanno ridato fiducia. La serie C deve essere di tutti e i ragazzi che giocano per mille euro al mese devono avere almeno l'opportunità di mettersi in mostra. Pensare di fare business con la C a pagamento è già una forte limitazione per le società che non potranno mai mettere in mostra i propri talenti che sono tanti ma sono sempre più nascosti.

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