Dzeko sarebbe servito. Ma il migliore acquisto di questa Inter è il recupero di Eriksen

Non giudicabile. Non si può dare un voto all'Inter per quanto fatto in questo mese di gennaio. Dopo che Suning ha chiuso i rubinetti e avviato il processo di cessione del club, Marotta e Conte hanno dovuto prendere atto del fatto che non è più possibile investire su questa squadra. Che, al massimo, l'Inter avrebbe potuto non cedere quelli che già ci sono.
E allora da 'Eriksen fuori dal progetto' le dichiarazioni nel corso di gennaio sono frettolosamente cambiate, passando a un 'Non entra nessuno, non esce nessuno'. Una linea portata avanti con coerenza e non senza rimpianti. Perché quando la Roma è arrivata a Milano per proporre lo scambio Dzeko-Sanchez la volontà sarebbe stata quella di definire lo scambio in meno che non si dica. Non era possibile, c'era una differenza di tre milioni di euro sugli stipendi non compensabile in alcun modo. C'è stata, soprattutto, una ulteriore presa di coscienza del fatto che dalla Cina i rubinetti sono chiusi, senza sé e senza ma.
Dzeko all'Inter sarebbe certamente servito. Ma la rosa dell'Inter resta comunque una grande rosa, la più competitiva per la vittoria dello Scudetto. Antonio Conte lo sa bene e in questo mese di gennaio ha avuto il merito di riuscire a unire e riunire ancor di più il gruppo attorno alla certezza che dopo Nainggolan nessuna sarebbe andato via e nessuno era fuori dal progetto. Nemmeno quel Christian Eriksen che a dicembre era stato messo ufficialmente ai margini.
Bravo l'allenatore a capire, finalmente, che Eriksen era ed è patrimonio da rivalutare, bravo Eriksen a rimettersi in discussione. Il danese sta provando a riscrivere una storia che sembrava avesse già detto tutto e si sta adattando in tutti i modi in un ruolo non suo. Più degli acquisti, in casa Inter era importante recuperare l'ex capitano del Tottenham e adesso finalmente si vede una luce in fondo al tunnel. Una lampadina accesa proprio nel ben mezzo di una campagna trasferimenti vissuta senza batter colpo.
