Sconcerti sul Corriere della Sera: "Europeo equilibrato. Southgate non è stato all'altezza"

"Europeo equilibrato. Southgate non è stato all'altezza", scrive Mario Sconcerti sul Corriere della Sera all'interno del suo editoriale, di cui riportiamo un estratto. "A mente fredda sono due gli aspetti che hanno colpito nel torneo. Il primo è il grande equilibrio. Semifinali e finali sono finite tutte in parità, nessuna delle prime quattro è riuscita a battersi nel tempo regolamentare. Questo tipo di equilibrio era prevedibile, quasi atteso, perché l’Europeo è il torneo più avanzato del mondo, i giocatori si conoscono, giocano insieme, il modo di essere è vicino, non ci sono sbalzi culturali importanti. Non arrivano coreani o africani a rompere il pensiero unico.
Questo equilibrio si è riflesso anche sulla qualità dei giocatori. C’è stata una media piuttosto alta nelle prestazioni individuali, ma non c’è stato nessun fuoriclasse. Sono arrivate anzi delusioni importanti, a partire da Mbappé, proseguendo con De Bruyne, lo stesso Lukaku è scomparso nell’unica partita che contava, quella con l’Italia. È stato l’Europeo di giocatori come Forsberg, Olmo, Pedri, Damsgaard, Dolberg, Schick, gente capace di molti movimenti, di più ruoli. (...)
Southgate non è all’altezza dell’Inghilterra, cioè del movimento che trascina l’intero calcio mondiale. La sua idea di calcio è la solidità, ma con quella soltanto non vinci mai. Perché solidi saranno anche gli avversari. È bastato vedere la prudenza con cui ha gestito i suoi tre funamboli, Grealish, Foden e Sancho, tre ragazzi ma con anni di professionismo sulle spalle. Perché erano poco controllabili, uscivano dagli schemi. Non gli è venuto in mente che avrebbe avuto bisogno esattamente di quello per salire l’ultimo gradino. È strana questa pesantezza di idee in gente di cultura come gli inglesi che hanno inventato il dubbio moderno. È il problema di molte Nazionali, prendono tecnici marginali perché quelli bravi sono nei club. Per questo è difficile trovare calcio nuovo nei grandi tornei, perché il vero problema di tutti non è inventare, è assemblare. Così uno come Mancini, rimasto nella mentalità del tecnico di grandi club, sempre alla ricerca di un dettaglio in più, fa naturalmente differenza", scrive oggi Mario Sconcerti.
