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Brighton, De Zerbi sfida la Roma: "Giochiamo per scrivere la storia del nostro club"

Brighton, De Zerbi sfida la Roma: "Giochiamo per scrivere la storia del nostro club"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
mercoledì 6 marzo 2024, 20:35Serie A
di Lorenzo Di Benedetto

Il tecnico del Brighton, Roberto De Zerbi, alla vigilia della sfida contro la Roma all'Olimpico nell'andata degli ottavi di finale di Europa League, ha parlato in conferenza stampa.

Aveva parlato degli allenatori italiani, ora manca un po’ il coraggio. Secondo lei, De Rossi è un tecnico coraggioso? Ha iniziato un suo percorso diverso rispetto agli altri? La Roma difenderà a tre o a quattro?
“Parlavo sempre in generale della mentalità tipica della tradizione italiana, poi se parliamo degli ultimi campionati credo che sia molto diversa la realtà rispetto a 10-15 anni fa. Gasperini è avanti in questo, Italiano, Thiago Motta hanno preso squadre di Serie B, anche il Catanzaro di Vivarini ha preso una direzione diversa. De Rossi è nato per fare l’allenatore, due anni fa nella pausa Mondiale, quando credo che ancora non allenasse la SPAL, ma non voglio sbagliarmi, lo avevo indicato come uno dei possibili grandi allenatori, ha tutte le componenti come la personalità e il carisma con i calciatori. Sono contento perché sta cambiando una squadra forte, con due finali europee giocate nelle ultime due stagioni. Ha dato un’impronta di gioco e sta facendo risultati, non era scontato. Dal mio punto di vista è un grande allenatore. Non so se giocherà a quattro o a tre, non so nemmeno come giocherò io”.

De Rossi l’ha definita “un genio”. Si sente un visionario? Poi ha affermato di rispettare il Brighton, ma ha ammesso di avere giocatori più forti.
“Non mi sento un genio, né più bravo degli altri. Sicuramente non mi spaventa il lavoro e non mi manca il coraggio di fare cose che gli altri non fanno, che possono essere giuste o sbagliate. Io vivo per il calcio, questa è la differenza che mi sta facendo avere questa carriera. Non penso di essere nato più intelligente degli altri, lo dico sempre, però è chiaro che se devo fare qualcosa di diverso in cui credo, o qualcosa di nuovo, lo faccio senza pensare ai risvolti o agli aspetti negativi. De Rossi lo rispetto perché è mio amico, siamo molto simili come persone tant’è che le nostre figlie sono diventate amiche perché abbiamo gli stessi valori. Apprezzo quello che ha detto. La Roma è forte, lo era con Mourinho e lo è adesso con De Rossi. Noi non abbiamo esperienza ma siamo venuti qua per giocarcela. Sappiamo in che stadio giochiamo ma sappiamo anche quello che valiamo e quello che abbiamo fatto in un anno e mezzo, ne siamo orgogliosi. Non giochiamo solo per i quarti, noi giochiamo perché stiamo scrivendo la storia e stiamo facendo qualcosa di impensabile, per tutto quello che è il Brighton è un qualcosa che sentiamo molto”.

Da un po’ di tempo a questa parte c’è una spinta clamorosa dei tifosi qui all’Olimpico. È un qualcosa che temete?
“Lo vedremo domani se lo stadio ci intimorirà o meno, abbiamo giocato a Old Trafford e abbiamo vinto, abbiamo fatto 2-2 a Marsiglia, abbiamo giocato in casa dell’AEK Atene e abbiamo vinto. So la spinta dell’Olimpico, vedremo domani, sarà un esame per noi. Credo che ci debba dare ancora più forza. Alleno da 10 anni e ho cambiato 5-6 squadre, i giocatori del Brighton li sento caratterialmente più vicini a me per orgoglio, fame, dignità, motivazioni e valori, per come vivono il calcio. I vecchi e i giovani vivono il calcio come me, sono fiducioso ma sarà il campo a decidere".

Quanto le dà fastidio arrivare a questo appuntamento con tanti infortunati?
"È un argomento da prendere in due modi: o piangiamo e pensiamo a quanti giocatori importanti abbiamo fuori, oppure si prende come un’opportunità perché puntiamo a passare il turno e a competere nonostante tutti questi infortunati. Nessuno ci dà la garanzia che con Mitoma, Joao Pedro, March, Milner, oppure con Enciso in forma passeremo il turno, non voglio sentir parlare di infortunati, siamo abbastanza per domani”.

Quali sono le sue emozioni? Ha portato il suo Brighton in Italia? Domani per chi farà tifo sua figlia?
“Mia figlia non tifa Roma, lei è amica con Gaia, la figlia di Daniele, e mia figlia le fa compagnia. Mia figlia tifa per me è chiaro, poi quando abbiamo amici di un’altra squadra è diverso, ho tifato per De Rossi contro il Feyenoord. Su mia figlia non ho dubbi su chi tiferà. È un orgoglio tornare in Italia soprattutto con questa squadra, mi innamoro delle squadre che ho allenato come Foggia, Benevento, Sassuolo, Shakhtar Donetsk ma questa mi dà orgoglio. Possiamo anche perdere 3-0 o prendere imbarcate, però bisogna capire a che livello sia il Brighton prima di parlare di questo. Dopo ogni sconfitta pesante, questa squadra è sempre risorta ed è sempre uscita dalla sofferenza sgomitando con il gioco e con la fame. Tornare nel mio paese con questi giocatori e con questo club è motivo di grande orgoglio”.

L’Europa League può essere la serata giusta per ridare una scintilla alla squadra?
“Abbiamo fatto la scelta di onorare tutte le competizioni al massimo, la partita contro la Roma non è più importante di Brighton-Nottingham di domenica. Chiaro che non siamo abituati a giocare tre partite alla settimana per così tanto tempo, tant’è che abbiamo 10 giocatori infortunati contemporaneamente, non abbiamo una rosa numericamente così ampia e se pensi che il West Ham ha fatto la finale di Conference League e ha lottato per non retrocedere. Il Leicester due anni fa ha fatto la semifinale di Conference e poi è retrocesso l’anno successivo, il Friburgo è 10° in Bundesliga, l'Union Berlino ha fatto la Champions League per la prima volta quest'anno e ha sofferto in campionato, il Siviglia e il Villarreal sono a metà classifica, il Tolosa ha sofferto, il Lens un po’ si sta riprendendo ma sono state eliminate dalle competizioni europee. È normale che non essendo abituati a giocare le competizioni europee, qualcosa si perde di sicuro. Prima che l’Europa League iniziasse, abbiamo vinto 4 partite e una l’abbiamo persa, poi è stato difficile competere come l’anno scorso e come eravamo abituati”.

È la prima partita che giocherete su una doppia sfida: cambierà qualcosa giocare l'andata fuori casa?
“Per noi è la prima volta, però allo Shakhtar Donetsk ho vinto i preliminari di Champions League eliminando Genk e Monaco. La partita è su 180’ e dovremo essere bravi a non perdere la nostra identità, sapendo però che la partita è divisa in due gare. Dobbiamo trovare velocemente l’equilibrio tra essere noi stessi e pensare anche che domani sera non sarà finita. Ci sono altri 90’ e questo per il Brighton è una cosa nuova”.

È così complicato pensare di ritrovarla a breve termine in Serie A? È per un motivo economico o perché pensa che la Premier League sia il posto giusto per lei?
“Non è vero che non penso all’Italia, è il mio Paese, però io faccio quello che mi piace e che mi fa essere felice, come stare al Brighton. Ho la fortuna di avere una squadra che mi permette di giocare queste competizioni, mi dà soddisfazioni ma anche quando perdiamo trovo delle cose belle dai giocatori che alleno. Più avanti, non so quando, tornerò in Italia ma non c’è un momento prestabilito. Certo, la scelta che ho fatto tre anni fa di andare allo Shakhtar l'ho presa perché volevo crearmi anche una strada al di fuori dell’Italia, per mia scelta e perché senza entrare nel particolare c’erano delle cose che non mi piacevano. Perciò ho cercato altro”.

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