Inter in finale di Champions, Marotta elogia Inzaghi. Ora il rinnovo e un mercato più ambizioso

Simone Inzaghi è l’artefice principale del ciclo dell’Inter. Parola di chi, in verità, di meriti ne ha parecchi. Dopo l’epico 4-3 sul Barcellona, Beppe Marotta ha definito così l’allenatore nerazzurro, il fautore di una nuova dimensione europea per il club di viale della Liberazione. Dichiarazioni in linea di continuità con quelle che Marotta ha espresso anche prima dell’impresa di San Siro, ma che non si possono certo fermare a un mero attestato di stima.
Il rinnovo. Inzaghi e l’Inter non sono ancora entrati nella fase cruciale delle negoziazioni per il prolungamento del contratto. Lo stesso Marotta lo ha definito una formalità, e ha rimandato la questione all’estate. Del resto, è la prassi di casa Inter, è andata così anche nelle ultime occasioni. Il grande tema, al netto di eventuali sorprese che a oggi avrebbero del clamoroso, è la durata: sin qui, le parti sono andate avanti di rinnovo annuale in rinnovo annuale. Mai iniziando la stagione con un tecnico a scadenza, ma mai andando oltre l’annata successiva. Fiducia sì, ma senza esagerare. E nelle ultime settimane si è parlato, in questa scia, di passare dal 2026 attuale al 2027 con opzione. Una via di mezzo, ma il lavoro del tecnico meriterebbe di andare oltre, almeno al 2028.
Un altro mercato. Che poi è un tema intrecciato a quello del rinnovo. Le linee guida dell’Inter sono cambiate: meno parametri zero e giocatori esperti, più giovani talenti. Che magari costano 30 milioni di euro, o giù di lì, ma di stipendio guadagnano meno. È una riforma - più che rivoluzione - in linea con i progetti di Oaktree. Ma che si deve sposare anche con le ambizioni di Inzaghi e dell’Inter. Perché le due finali di Champions sono arrivate sempre per sottrazione, al massimo tamponando. E invece, anche qui, merita una squadra che non sia una fuoriserie solo per come la fa giocare.
