La Lazio attesa dalla prova del Bayern. Da Flick a Miss Wolf, i segreti dei più forti d'Europa

Il 30 settembre scorso, grazie alla vittoria contro il Borussia Dortmund nella Supercoppa di Germania, il Bayern Monaco ha conquistato il quinto trofeo del 2020. Hansi Flick, in quell'occasione, aveva tagliato il traguardo delle 40 panchine: in meno di undici mesi, il tecnico che avrebbe dovuto solo traghettare la squadra alla sosta invernale (dopo l'esonero di Kovac) ha compiuto un autentico capolavoro, vincendo 36 partite e facendo incetta di titoli. Uno ogni otto match, per la precisione. È scontato, quindi, partire dal lavoro svolto dallo storico assistente di Joachim Löw, con cui ha vissuto momenti indimenticabili alla guida della nazionale tedesca; Flick, in poco tempo, ha trasformato il Bayern in una macchina praticamente perfetta, che ha fatto sembrare tutto facile e quasi scontato, in un anno che non è stato semplice per nessuno. Anche dopo la sosta forzata, i bavaresi non hanno mai smesso di correre, segnare e vincere: Bundesliga, DFB Pokal, Champions League, Supercoppa Europea, Supercoppa di Germania. Un'armata apparentemente invincibile.
Come ha fatto? Molti sostengono che la risposta sia ovvia: perché è tedesco. E non si tratta di nazionalismo, ma della realtà dei fatti: Udo Lattek, Dettmar Cramer, Ottmar Hitzfeld e Jupp Heynckes sono riusciti laddove Pep Guardiola, Carlo Ancelotti, Giovanni Trapattoni e Louis van Gaal hanno fallito. Flick ha confermato la regola: è entrato subito nel cuore e nella testa dei giocatori, soprattutto dei leader storici del gruppo. Ha rimesso "al centro del villaggio" Thomas Muller, il cervello della squadra (la cui importanza è spesso sottovalutata), passando dal 4-3-3 al 4-2-3-1. Ha rilanciato Boateng e Javi Martinez e ha fatto crescere i giovani, da Speedy Davies alle certezze Goretzka, Gnabry, Coman e Kimmich. Poi ha trovato un trascinatore assoluto: Robert Lewandowski, straordinario finalizzatore di una squadra dallo stampo "tedesco", pragmatica ed efficace, ma anche "contaminata" dalle precedenti esperienze e quindi incline a soddisfare le esigenze del grande pubblico, che oggi brama soprattutto gol e spettacolo.
Identità e innovazione, ingredienti sapientemente utilizzati da Flick, che ha dato vita a un mix esplosivo. Le partite del Bayern - soprattutto quelle europee - sono un gigantesco parco divertimenti: 10 reti rifilate al Tottenham tra andata e ritorno, 7 al Chelsea, 8 al Barcellona in una singola partita, 5 all'Atletico e 9 al Salisburgo. Rigore e disciplina, ma anche psicologia e rapporti personali. E un aiuto speciale, quello di Kathleen Krueger, la team manager del club. Una sorta di Mr. Wolf al femminile: classe '85, è riuscita a farsi strada in un mondo difficile come quello del calcio maschile grazie al talento e alla fama di "donna che risolve qualsiasi tipo di problema". Thomas Muller fece capire che i calciatori credono in lei ciecamente: "È lei che tiene unita la squadra. Non importa quali siano i problemi, ci fidiamo sempre". Un altro dei mille segreti di questo Bayern.
