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TMW RADIO - Ferrante: "Torino, punto guadagnato anche se la Juve è un animale ferito"

TMW RADIO - Ferrante: "Torino, punto guadagnato anche se la Juve è un animale ferito"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
lunedì 5 aprile 2021, 19:11Serie A
di Dimitri Conti
Archivio Stadio Aperto 2020-2021
TMW Radio
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Marco Ferrante, direttore tecnico del Savoia, ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex attaccante Marco Ferrante, oggi dt del Savoia, è intervenuto a TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando dal derby di Torino: "Il Torino è una squadra viva, ha affrontato sul pezzo per 95 minuti una partita difficilissima, e con un pizzico di fortuna poteva far risultato pieno. Un punto con la Juve è comunque un punto guadagnato".

Meritavano di vincere?
"Negli ultimi trenta secondi hanno avuto altre occasioni. La Juventus ora è un animale ferito, di fatto le è rimasto come unico obiettivo la Coppa Italia, e il raggiungimento della Champions. Se non è una stagione fallimentare, quasi: va comunque dato a Cesare, e quindi al Toro, quel che è di cesare. Hanno fatto una grande prestazione".

Il cambio di allenatore quanto è stato importante?
"Ogni qualvolta che si decide di cambiare allenatore, c'è una scossa. Ultimamente, tranne forse con Ballardini a Genova, non è avvenuto sempre, ma Nicola ha dato una svolta sul carattere. L'unico neo è che prendono troppi gol, però Nicola è l'uomo giusto al momento giusto per raggiungere un obiettivo per cui non sono strutturati. Non ci sono giocatori abituati alla lotta salvezza, nelle ultime partite hanno raccolto anche meno di quanto meritavano e, anche senza senza giocare benissimo, spero possano staccarsi dalla zona retrocessione".

Giampaolo è arrivato ad un punto morto della sua carriera?
"Non penso, credo possa dare ancora tanto. A un allenatore come lui devi prendere giocatori giusti, e questo non è avvenuto: è mancata programmazione, sono stati presi giocatori persino contro il suo volere. Si è allineato alla società, ma certi errori alla lunga li paghi. Ha una sua idea, gli servono giocatori che possano metterla in pratica. Nel calcio si sa, chi paga è sempre l'allenatore: io lo reputo uno dei migliori allenatori che ho avuto, spero trovi un clima più sereno per lavorare".

Come spiegarsi la crisi del Cagliari?
"Una situazione molto anomala. E dire che avevano persino rinnovato Di Francesco in un periodo di vacche magre: la società è solida, ma sono in un tunnel in cui non vedono la luce. Costruiscono e subiscono tanto, fanno sempre trenta ma mai trentuno. Purtroppo sono annate che nascono male e, purtroppo per loro, rischiano di finire anche peggio. Mancano poche partite ma possono farcela, Spezia e Benevento un po' stanno rallentando e tutto è possibile. Vedo dentro le ultime sei".

Dove si è persa la competitività con le altre realtà, nel calcio italiano?
"Il Covid non deve essere una giustificazione, anche perché abbiamo visto che ogni volta che in Europa ci affacciamo alla finestra finiamo per prendere bastonate. Vedo meno programmazione, si investe più oculatamente. Non esistono più veri progetti, si stravolge in 6 mesi quello che dovrebbe essere un lavoro su tre o cinque anni. Il mio discorso è rivolto non alle squadre di bassa fascia, ma ad altre realtà. Il calcio è cambiato, bisogna ridimensionare certe cifre spese e programmare un pelino di più".

C'è poca gradualità nelle carriere?
"Oggi fai due prestazioni positive e sei subito in Serie A, prima invece andavi molto più step by step. Oggi con mezz'ora fatta bene invece sei già un punto fermo. Con tutto il rispetto, per esempio, non capisco cosa ci faccia De Zerbi ancora al Sassuolo. A Coverciano si fanno continuamente corsi di allenatore, e poi però ci sono sempre gli stessi in giro".

Non è il primo che lo dice.
"Qua girano sempre gli stessi, per fortuna che all'estero almeno c'è il culto dell'allenatore italiano. Quando torneremo alla normalità spero ci sia davvero spazio a chi merita. Penso al mio amico Lucarelli, che ha dovuto vincere il campionato a Terni con una marea di giornate d'anticipo per poter far parlare finalmente di lui".

Che effetto fa vedere Quagliarella che segna così tanto?
"Lui è uno di quelli che quando devono segnare sono infallibili, se poi devono partecipare al gioco fanno più fatica. Ripenso all'ultimo gol di Fabio, spettacolare anche se nasce dal passaggio sbagliato di Theo Hernandez: già con la palla in movimento sapeva cosa fare".

Ci racconta il suo presente al Savoia?
"Sono al secondo anno, la Serie D è un campionato arcigno, devi stare bene ed essere costantemente sul pezzo, o l'obiettivo si allontanerà sempre di più. Purtroppo siamo incappati in troppi pareggi, otto di fila penso sia da guinness dei primati".

Le quote sono un problema?
"Non facciamoci fregare dal fatto di essere dilettanti, perché almeno nella mia realtà siamo praticamente dei professionisti in tutto e per tutto, e per gli under, che vengono da un mondo totalmente diverso, non è facile entrarci".

La Serie D rischia di essere falcidiata nella prossima stagione?
"Temo sia un dato di fatto, già in Lega Pro tantissime squadre rischiano a livello economico, e pensate che anche noi non spendiamo poco per fare i tamponi, visto che ne abbiamo due a settimana. I rimborsi sono limitati, soldi non ce ne sono. Se non sei strutturato rischi seriamente di non farcela, ed è un peccato".

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