Manchester City, stagione da incubo per Guardiola. Ora l'inizio di un nuovo ciclo?

Qualche domanda verrebbe da porsi, al termine - finalmente - di una stagione lunga e logorante sotto tutti i punti di vista. Il Manchester City dice addio anche al Mondiale per Club, eliminato clamorosamente dall’Al-Hilal di Simone Inzaghi ai supplementari (4-3), e chiude così un'annata che più che transitoria potrebbe essere l’inizio di una rifondazione profonda.
Dopo lo storico Treble del 2023, la squadra inglese si è ritrovata due anni dopo ad affrontare risultati deludenti, infortuni di giocatori chiave e un processo sportivo che forse ha minato la stabilità dello spogliatoio. L’assenza prolungata di Rodri, cervello e polmone del centrocampo, ha inciso più di quanto ci si aspettasse; il suo infortunio al ginocchio ha lasciato il City senza equilibrio e solidità, facendo emergere una fragilità strutturale raramente vista nell’era Guardiola.
A gennaio c'è stata una vera e propria rivoluzione tecnica e generazionale: sono arrivati Omar Marmoush (75 milioni), Nico Gonzalez (60 milioni), Abdukodir Khusanov (40 milioni), Vitor Reis (37 milioni) e Juma Bah (6 milioni). Ora, con gli acquisti di Rayan Cherki, Rayan Aït-Nouri e Tijjani Reijnders, il messaggio è chiaro: Guardiola e il City stanno riscrivendo il progetto, puntando su elementi che possano dare nuova linfa alle ambizioni del club. Il rischio, però, è alto: senza la colonna vertebrale storica e con l’instabilità dettata da una squadra in costruzione, il Manchester City sembra aver perso quell’aura d’imbattibilità che lo aveva reso una sorta di cannibale in Inghilterra e un avversario temuto da tutti in tutta Europa. Il dubbio ora è: Guardiola sarà capace di rigenerare i suoi ragazzi, o siamo davvero al tramonto di un’era?
