Italia, sei la regina. Gazzetta dello Sport: "Finale dominata, inglesi sempre in difesa"

"Finale dominata, inglesi sempre in difesa", titola La Gazzetta dello Sport. Sì, la coppa è tornata a casa! La nostra, però. Dopo 53 anni, l’Italia è di nuovo campione d’Europa. Ma che bello è stato? Abbiamo vinto ai rigori dopo una mitragliata di emozioni che non dimenticheremo. Segnano Berardi e Kane, Belotti si fa parare il suo, segnano Maguire e Bonucci, Rashford colpisce il palo, Bernardeschi segna, Donnarumma ferma Sancho. A quel punto, se segna Jorginho, lo specialista, 6 rigori su 6 in azzurro, siamo campioni… E invece Jorginho sbaglia… Nooo… Ma a quel punto il tenero Saka ha davanti a sé una porta da hockey e l’immenso Gigio la chiude. Campioni d’Europa! Mancini in lacrime, abbracciato al fratellino Vialli. Wembley non è più il ricordo di una finale persa (Samp ’92), ma la cattedrale del trionfo più bello, quello che i gemelli non hanno mai vissuto da giocatori azzurri.
Abbiamo regalato un gol dopo due minuti di gioco, abbiamo rincorso, abbiamo pareggiato con una zampata di Bonucci, abbiamo sofferto tremendamente l’assenza di Spinazzola, abbiamo perso anche Chiesa, l’attaccante più in forma, siamo arrivati in fondo lo stesso. Chiamateli pure i Leoni di Wembley, se volete. Ma precisate: leoni dalle zampe di cachemire. Perché questa non è stata la vittoria del cuore, come tante in passato, ma del gioco. Abbiamo sempre fatto la partita e l’Inghilterra ha pensato solo a difendersi come gli italiani di una volta. Quando mai una squadra italiana è venuta a Wembley a tenere palla per il 65% del tempo? Quando mai ha vinto una grande finale così dominata? Questo è il nostro grande orgoglio: non abbiamo vinto l’Europeo perché siamo stati più tosti e più furbi, ma perché siamo stati più bravi a giocare a calcio. E questo ci dà futuro. Non è stato solo un ’68 (il titolo europeo mancava da allora), è stato anche un ’78, cioè il passaggio trionfale di una Nazionale che ora punta il prossimo Mondiale con ambizioni enormi, perché i giovani cresceranno ancora e altri si aggiungeranno (un centravanti, speriamo), come successe a Bearzot, dal ’78 all’82. Il nostro Bearzot si chiama Roberto Mancini, stessa giacchetta chiara, un visionario che ha riscritto le nostre tavole del calcio.
