L'Italia sogna all'Europeo U21. L'ex ct Mangia: "Pisilli il nome da spendere. Ma vincere è dura"

Italia-Spagna è sempre una classica del calcio europeo. Ieri sera è finita in pareggio all'Europeo Under 21, manifestazione regina del calcio giovanile nel Vecchio Continente e che spesso ha regalato grandi emozioni nei match tra Azzurrini e Furie Rosse. Fu il caso della finale dell'edizione 2013, quando in Israele furono i ragazzi di Lopetegui a vincere il torneo contro gli uomini di Devis Mangia, ct di allora che annoverava nelle sua fila diversi giocatori che poi hanno fatto grandi carriere come Ciro Immobile, Marco Verratti o Alessandro Florenzi. Di questo e altro l'ex commissario tecnico ha parlato in esclusiva con Tuttomercatoweb.com, iniziando appunto dall'Europeo in Slovacchia e da Italia-Spagna di ieri sera: "È stata una buona prestazione da parte dell'Italia, una buona gara. Nunziata ha cambiato qualcosa a livello tattico ma ha fatto una buonissima gara, nonostante i tanti cambiamenti negli uomini in confronto alle prime due gare".
Che ne pensa della Nazionale di Nunziata? Può vincere l'Europeo?
"Vincere dipende da tantissimi dettagli e momenti, fare una previsione del genere è complicato ma è una quadra che ha delle buone individualità. Anche ieri hanno fatto un'ottima prestazione, molti hanno già un bagaglio di esperienza in Serie A e questo aiuta. Dire dove si può arrivare però è difficile, l'Under 21 è sempre un discorso un po' relativo. Vincere l'Europeo è sempre bello, ma il problema è capire poi quanti di questi ragazzi possono aspirare alla Nazionale maggiore. Ad esempio, la Spagna sta facendo un Europeo Under 21 assolutamente senza il meglio del loro calcio in età, tantissimi dei loro giocatori sono già in Nazionale maggiore. Quindi al di là del risultato del campo, conterà chi di questi ragazzi arriverà tra i grandi".
Le favorite per questa edizione del torneo?
"A parte qualche eccezione in qualche edizione, le squadre top sono sempre le stesse: Italia, Spagna, Portogallo, Germania, Inghilterra. Io insisto sul fatto che bisognerà vedere quanti di questi ragazzi saliranno in Nazionale maggiore".
Quali di questi Azzurrini possono fare più carriera?
"Difficile fare nomi, ma se dovessi farne uno indicherei Pisilli. Mi è piaciuto molto anche ieri, è un ottimo calciatore. Il problema sorge sempre nel capire quanto spazio gli danno nei club. La Spagna ha giocatori in età anche sotto all'Under 21, come del 2005 o 2007, che sono pilastri con De La Fuente. Da noi è impensabile una cosa del genere in questo momento".
Veniamo da settimane di riflessioni dopo l'addio di Spalletti alla Nazionale A. Quali sono i più grandi problemi del nostro calcio?
"I rischi e problemi sono quelli che ripetiamo da tanti anni, non c'è niente di nuovo. Piuttosto bisogna guardare quali sono le soluzioni, soprattutto guardando oltre oggi. Perché qua, l'ultima vittoria all'Europeo Under 21 risale al 2004, e da lì il risultato migliore è ancora la finale che facemmo noi nella mia gestione del 2013, con la finale con la Spagna. Sono passati vent'anni dall'ultimo trionfo, non è normale per la Nazionale italiana. Va detto che con le altre Nazionali giovanili si stanno facendo buoni risultati, ma il problema risiede in ciò che si è fatto in questi 15 anni. Perché i giocatori di oggi sono il frutto di quegli anni come metodologia e sviluppo. In questo periodo sono stati dati degli input che invece di essere rielaborati sono stati solo copiati, ad esempio il possesso palla".
Cioè?
"Il possesso palla esalta le caratteristiche di alcuni giocatori, ora si dice che non abbiamo più giocatori validi nell'uno contro uno. Ma il problema non è stato perché abbiamo lavorato sul possesso palla, piuttosto perché si è lavorato con dei vincoli. Battendo quella strada abbiamo vincolato e limitato la libertà dei giocatori, e ora non si può arrivare a dire che non abbiamo più giocatori che saltano l'uomo. Questo è stato un errore".
Tornando alla Nazionale maggiore. Quante colpe ha Spalletti rispetto al sistema?
"Troppo facile incolpare Spalletti. Non è il migliore, ma uno dei migliori allenatori che ci sono stati nel calcio italiano. Sarebbe gravissimo addossarsi a lui: ha raccolto quel che è stato proposto dal calcio italiano di questi anni. A volte si parla di progetto o sistema, probabilmente non si è stati bravi a perseguire questo negli ultimi anni. Ma è frutto anche della nostra mentalità, dove si tende sempre a guardare il proprio orticello".
Gattuso nuovo ct. In tutto ciò, che scelta è?
"Non mi permetto di dare giudizi su un singolo perché la soluzione non può essere il cambio di commissario tecnico. Andava benissimo Spalletti e va benissimo Gattuso, ma ci devono essere una serie di componenti che lavorano in una certa direzione. Bisogna guardare l'immediato sì, perché non si può fallire il Mondiale un'altra volta, ma bisogna modificare qualcosa in generale piuttosto che sostituire un professionista per un altro".
Tornando all'Under 21, questa Nazionale è più indietro delle altre big?
"Siamo sempre in ritardo. Faccio riferimento alla mia vecchia esperienza: nel 2013, quando feci la finale con l'Under 21, avevamo mezza squadra che aveva giocato in Serie A, l'altra mezza faceva la B. In tutta la rosa avevamo un totale di tre presenze in Champions, la Spagna nostra avversaria ne contava già più di 80. Questo è un problema, poi si può parlare di valori, ma va data la possibilità a quelli bravi di esprimersi. Perché il dato di fatto che da noi consideriamo giovane un ragazzo di 21-22 anni, all'estero invece giudicano giovane uno di 17. Questa è la differenza fondamentale, poi come dicevo prima ci sono stati degli input male interpretati".
Facendo invece un salto alla sua Under 21 del 2013, c'era quel Ciro Immobile che oggi è in Turchia ma che stanno cercando diversi club italiani. Potrebbe tornare, nonostante l'età, a fare la differenza?
"In Italia ha sempre fatto benissimo, se dovesse tornare continuerebbe sicuramente a fare bene. A prescindere dalla carta d'identità".
Il Milan ha incontrato l'agente nei giorni scorsi, però a gennaio ha investito su Gimenez. Potrebbe conviverci?
"Dipende sempre che tipo di squadra hanno in mente. Il ds del Milan, Tare, lo conosce bene. Squadre di quel livello devono avere un parco attaccanti di un certo tipo, quindi ci sono tutte le caratteristiche per far sì che Immobile sia una soluzione".
Ad Ascoli allenò un giovanissimo Orsolini, lanciato da lei in prima squadra. Si aspettava una crescita del genere?
"Visto quel che hanno fatto sarebbe meglio tenerli entrambi (ride parlando di Orsolini e Ndoye, ndr). Anche perché il Bologna ha davanti a sé una stagione di nuovo impegnativa. Orsolini esordì con noi nonostante avesse giocato solo in Primavera fino a quel momento, aveva già qualità importanti che si notavano ai miei occhi. Mi aspettavo una carriera del genere e tutto quel che ha ottenuto se l'è ampiamente meritato".
Lo vedrebbe in una big italiana oltre al Bologna?
"È un giocatore di qualità, poi bisogna vedere che tipo di calcio si ha in mente. Ma non credo il Bologna abbia necessità di vendere, sia lui che Ndoye hanno fatto veramente bene".
