Metà dei cartellini, il doppio della lucidità: la stagione di Mancini

La Roma oggi è una squadra difensiva non tanto per vocazione quanto per necessità. Con un attacco che fatica a incidere i giallorossi hanno costruito i loro risultati puntando tutto sulla compattezza, sulla disciplina tattica e su una solidità che, col passare delle settimane, è diventata marchio di fabbrica. E i numeri lo dimostrano: quella della Roma è attualmente la miglior difesa d’Europa.
Dietro questo dato c’è sicuramente lo straordinario rendimento di Mile Svilar, protagonista di interventi decisivi e spesso spettacolari. Ma il merito va diviso (più o meno) equamente con il blocco arretrato, dove Celik, Mancini e Ndicka hanno trovato finalmente un’intesa solida, muovendosi da reparto più che da singoli.
Il cambio di passo porta la firma di Claudio Ranieri, che ha puntato con coerenza sulla difesa a tre, anche a costo di rinunciare al possesso e abbassare il baricentro. Una scelta lucida, dettata dalla consapevolezza dei limiti offensivi della squadra e dalla necessità di capitalizzare ogni episodio. Il risultato? Solo 8 gol subiti in Serie A da gennaio a oggi. Le ripartenze avversarie, un tempo una condanna, sono ormai un’eccezione.
Ma Ranieri non ha lavorato solo sulla tattica. Ha ricostruito un’identità, dando nuovi stimoli a giocatori come Soulé o Shomurodov, ma soprattutto a Gianluca Mancini. Spostato al centro della difesa e responsabilizzato con la fascia da capitano, il numero 23 ha vissuto una vera rinascita. In 34 presenze (18 da capitano dal primo minuto) ha mostrato leadership e maturità, anche sul piano disciplinare: dai 14 cartellini gialli medi per stagione è sceso a 7.
Ora, nel momento più delicato dell’anno, sarà lui a dover guidare il gruppo. Non solo come difensore, ma come figura di riferimento emotivo. La Roma ha forse pochi gol nelle gambe, ma ha ritrovato una forza che può fare la differenza: quella di chi sa soffrire insieme.
