Una carriera in discesa, anche troppo: Pirlo, dalla Juve alla Serie B di Dubai

A Dubai c’è un bel clima, si può fare il bagno al mare anche nei mesi invernali e si guadagnano un sacco di soldi. Nulla di cui lamentarsi, anche se le prospettive di partenza erano ben diverse. È la storia di Andrea Pirlo, da oggi ufficialmente allenatore del Dubai United. Ambizioso, magari sì, ma militante nella equivalente emiratino della nostra Serie B.
Come Icaro. Maestro da giocatore, come lo raccontava il suo soprannome, come allenatore Pirlo è partito in alto. Forse anche troppo. Otto giorni dopo essere stato nominato tecnico della Juventus U23 - l’attuale Next Gen - l’ex regista bresciano venne chiamato per sostituire Sarri sulla panchina della Juve “vera”, quella dei grandi. Ne nacquero una (mediocre perché molto costruita in alcuni discorsi) serie su Amazon e una stagione amorfa. Gli anni successivi, nei quali i bianconeri non sono riusciti a rinverdire i fasti del ciclo d’oro, hanno riabilitato solo in parte un campionato concluso al quarto posto: oggi il minimo indispensabile, ma all’epoca a Torino si veniva da nove scudetti in nove anni.
Più bassi che alti. Salutata la VecchiaSignora, la carriera di Pirlo si è avviata su una china in discesa. Inizialmente ha “difeso” la permanenza in una prima divisione, ma trasferendosi in Turchia, al Fatih Karagümrük, salutato con risoluzione consensuale a una manciata di giornate dal primo campionato, con una gara vinta ogni tre. Poi, il ritorno in Italia, ma in Serie B: settimo posto e una gara dei playoff con la Sampdoria che aveva l’ambizione di salire - e l’anno successivo, va detto, ha sfiorato la retrocessione -, poi l’esonero all’inizio di questa stagione, iniziata male e finita peggio per i blucerchiati. Ora, il sole di Dubai: all’estero, e in Serie B. Un bel monito per chi pensa che bruciare le tappe sia una buona idea.
