Guidonia, Lucchesi: “Obiettivo salvezza. Stiamo lavorando al nostro stadio”


Fabrizio Lucchesi, direttore generale del Guidonia neopromosso in Serie C, è intervenuto ai microfoni di Tmw Radio, nel corso della trasmissione A Tutta C. Queste le sue parole:
Il Guidonia si appresta ad affrontare il campionato di Serie C dopo un ottimo cammino in D. L’obiettivo è stabilizzarsi nel professionismo?
“Il nostro progetto nasce alcuni anni fa, quando pensai che Roma potesse avere tre squadre. Per questo progetto serviva una proprietà che avesse la possibilità di sviluppare un piano e grazie al presidente Mauro Fusano siamo riusciti prima a cambiare prima il nome da Monterosi in Guidonia e poi da Guidonia in Guidonia Montecelio. Ora cerchiamo un po’ di stabilità ma con l’obiettivo di crescere a livello societario, sportivo e infrastrutturale. Stiamo a tal proposito lavorando allo stadio, che diventerà dopo l’Olimpico l’unico impianto di questo tipo all’interno della cintura urbana della Capitale”.
In cosa dovrete cambiare volto per affrontare il prossimo campionato?
“L’implementazione della struttura organizzativa è indispensabile. Io attingo tanto alle risorse dell’azienda e del gruppo di proprietà dell’imprenditore, quindi da questo punto di vista non ci sono problemi. Sul piano sportivo invece prenderemo dei giocatori di categoria, conservando però alcuni elementi e confermando lo staff tecnico. Una scelta importante sarà poi quella di creare un bel settore giovanile, su cui abbiamo delle belle idee per sviluppare anche questa struttura”.
La riforma Zola puo essere utile per rafforzare il movimento dei giovani?
“È una riforma strategica e fondamentale, ma non va lasciata lì da sola. Questo incentivo all’utilizzo dei giovani sta portando anche ad un miglioramento della qualità. Il vero grande problema oggi è a livello sistematico, dove bisogna rivedere molte cose a livello generale. Questo insomma è un primo passo per dare un segnale, ma dev’essere accompagnato da una riforma del sistema nella sua interezza”.
Che cosa rappresentano le seconde squadre nel panorama della Serie C?
“Questo è un tema molto articolato che necessita più di un convegno che di una risposta. C’è chi pensa che rubino spazio e chi pensa che portino ad un arricchimento. Io credo che una risposta vera l’avremo solo con il passare del tempo, è un fenomeno da monitorare. Io ritengo solo che non siamo pronti ad un modello come quello spagnolo. Credo che ci sia qualcosa di buono in questo progetto, ma va tenuto sotto controllo”.
Che Girone B vi aspettate per il prossimo anno?
“È un gruppo con grande equilibrio ma livellato verso l’alto, tant’è che le due finaliste del play-off, Ternana e Pescara, erano del gruppo B. È un girone un po’ più tecnico. Il nostro obiettivo comunque resta una salvezza senza troppe sofferenze, ma siamo neopromossi e dobbiamo mantenere i piedi per terra”.
Il problema della Serie C è solo quello delle sessanta squadre?
“Il problema non sono le sessanta squadre di C ma le cento squadre professionistiche. Il sistema oggi non regge questa struttura e quindi è necessaria una revisione. Il problema non è della C, ma del sistema. Marani si è anche detto disponibile ad una riorganizzazione, ma dev’essere accompagnato. L’eventuale cambiamento deve riguardare tutte le categorie. Ciò detto ben vengano i criteri di ammissione più stringenti, ma questo è solo un primo passo”.
