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Renate, Magoni annuncia: "Kolaj e Nené hanno già firmato con noi"

Renate, Magoni annuncia: "Kolaj e Nené hanno già firmato con noi"
Oggi alle 11:56Serie C
di Luca Bargellini
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TMW Radio / A Tutta C
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Ospite dei microfoni di TMW Radio, all'interno della trasmissione 'A Tutta C', il direttore sportivo del Renate, Oscar Magoni, ha fatto il punto sul momento della sua società, anche in chiave calciomercato:

Direttore, una domanda forse banale: è stata confermata la presenza di mister Foschi in panchina, dopo un’annata positiva. Era naturale per voi continuare su quella strada?
"Foschi era già stato con noi nella stagione 2016-17, facendo molto bene già allora. Quando è tornato, lo ha fatto con entusiasmo e con un contratto biennale. Lo scorso anno abbiamo fatto 60 punti, chiudendo quarti e poi quinti per via degli scontri diretti con l’AlbinoLeffe. Abbiamo disputato una buona stagione, anche se siamo usciti ai playoff in una partita molto rocambolesca. Foschi, oltre a essere un allenatore che stimiamo, è anche un amico. Era naturale proseguire con lui e provare a riprogrammare un’altra stagione che, come sempre, non sarà facile. Si riparte da zero e per una realtà piccola come la nostra, un paesino come Renate, è già un miracolo essere in Lega Pro da 16 anni. Chi c'è stato prima e dopo di me ha sempre lavorato molto bene".

Quali sono invece gli obiettivi per la prossima stagione? Si può pensare ad alzare un po’ l’asticella rispetto allo scorso anno?
"Per noi l’obiettivo resta innanzitutto confermarci nella categoria. Vogliamo raggiungere il prima possibile i 45 punti. Detto questo, non significa che non siamo ambiziosi. Abbiamo confermato in blocco la squadra dello scorso anno, ringiovanendola nei reparti dove c’erano giocatori in scadenza o un po’ avanti con l’età. Abbiamo dato freschezza, sperando sia la strada giusta. Senza fare voli pindarici, come da nostra abitudine, pensiamo a lavorare giorno dopo giorno. Sappiamo di avere un gruppo sano, volenteroso, ma poi le partite vanno vinte sul campo. Il campionato ti restituisce il valore della squadra nel tempo. Dobbiamo lanciare tanti giovani, come sempre, e abbiamo l’ambizione e la voglia di dare spazio a nuovi ragazzi, com'è già accaduto negli anni con tanti calciatori poi affermatisi in categoria".

Si parla molto del vostro mercato in entrata, soprattutto nel reparto offensivo. Si fanno i nomi di Kolaj e di Nenè dal Monza. Possiamo considerarli ufficiali?
"Entrambi hanno già firmato. Kolaj è un ritorno, era già stato con noi l’anno scorso e siamo contenti di riaverlo: ha fantasia e personalità, due qualità che ci servivano per aggiungere inventiva là davanti. Lo scorso anno abbiamo fatto un grande campionato, ma nel reparto offensivo abbiamo faticato e volevamo cambiare qualcosa. Nenè è un 2006, arriva dal Monza dove ha fatto bene in Primavera 1: confidiamo molto nella sua velocità e nelle sue accelerazioni. Abbiamo preso anche Karlsson, una prima punta che ha già esperienza in Italia: ha fatto bene a Pesaro e anche alla SPAL, ora speriamo si confermi con noi".

Guardando al prossimo Girone A, quali pensa possano essere le squadre da battere?
"Dipenderà da come verranno composti i gironi, ma se ci saranno Cittadella, Vicenza e Brescia, saranno loro le principali favorite. Sono realtà che hanno l’obbligo e l’ambizione di vincere il campionato. Tutte le altre proveranno a entrare nei playoff o a salvarsi. La forza economica, il blasone e l’organizzazione di quelle tre società sono evidenti: il Cittadella scende dalla B, il Vicenza è stabilmente ai vertici da anni, il Brescia è una piazza importante dove ho lavorato due anni, con persone competenti e serie. Poi ci sono squadre in crescita come Trento e Arzignano, e anche l'AlbinoLeffe che è sempre un’avversaria solida. Noi proveremo a dare fastidio alle grandi".

Passiamo ora a un tema più generale: il Salary Cap, introdotto quest’anno in via sperimentale. Può davvero essere uno strumento utile per evitare crisi finanziarie?
"Mi viene da sorridere: noi adottiamo un Salary Cap da 15 anni, anche senza regole ufficiali. Il nostro presidente lo impone ogni anno e va benissimo così. In generale, tutte le misure che garantiscono un campionato regolare sono benvenute. Non è giusto iniziare una stagione con società già in difficoltà, come nel caso della Triestina: non si sa nemmeno con quanti punti partirà, -9 o -13. Non è corretto per chi lavora e per chi partecipa al campionato. La Lega Pro è importante, ci sono tante realtà piccole e città grandi che meritano stabilità. Ben vengano regole che garantiscano un calcio sostenibile e serio. Situazioni come Lucchese, che si salva sul campo ma non si iscrive, o Turris e Taranto che spariscono a stagione in corso, fanno male all’immagine del calcio italiano".

Secondo lei c’è qualche altro strumento che si potrebbe introdurre per prevenire questi casi?
"Una soluzione potrebbe essere legare l’iscrizione al campionato a una fideiussione proporzionata al monte ingaggi. Ogni società dovrebbe dimostrare di poter sostenere i propri costi. Poi c’è il discorso dei settori giovanili: non tutte le società possono permettersi di gestirne uno in maniera seria. Anche il minutaggio obbligatorio per i giovani va nella direzione giusta, ma è sempre complicato. Ai miei tempi era tutto più semplice: chi era bravo andava avanti, chi non lo era faceva altro. Ora ci sono tante regole, alcune funzionano, altre meno. Ma va bene così, l’importante è che il campionato sia il più regolare possibile".

A proposito di regole, passiamo alla struttura della Serie C: 60 squadre sono troppe? Qual è il numero giusto per lei?
"Io vado controcorrente: per me 60 squadre vanno bene. La Serie C rappresenta davvero il calcio italiano e deve includere anche realtà piccole come Renate o Giana. Se c’è merito sportivo, è giusto dare a tutti la possibilità di giocarsi la Lega Pro. Il problema non è il numero delle squadre, ma la mancanza di persone serie e competenti. Ogni anno si trovano comunque 60 squadre tra ripescaggi, retrocesse, seconde squadre, promosse dalla D… Il vero nodo è garantire continuità e sostenibilità. Servirebbe anche un “cuscinetto” per le squadre che retrocedono dalla B: passare da certi ingaggi a quelli della C non è facile, e si rischia il default".

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