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Brovarone: “Vedo bene due allenatori per il Torino e se Belotti andasse via prenderei …”

Brovarone: “Vedo bene due allenatori per il Torino e se Belotti andasse via prenderei …”TUTTO mercato WEB
Bernardo Brovarone
domenica 23 maggio 2021, 07:00Altre Notizie
di Elena Rossin
fonte Torinogranata.it

Bernardo Brovarone è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Brovarone è un intermediario internazionale. Con lui abbiamo parlato di chi potrebbe essere l’allenatore del Torino nella prossima stagione e di quanto la squadra debba essere cambiata.
Negli ultimi giorni e anche in precedenza Juric è stato accostato al Torino, sarebbe l’allenatore giusto?
Juric, per me ha la fisionomia ideale, perfetta, intrigante e incastrante per il Torino. E’ un uomo di cuore, di lavoro, di attaccamento, fedele, di valori per questo dico che tutto porta al Toro”.
Juric però ha un contratto con il Verona fino al 2023, anche se non è detto che rimanga. La piazza di Torino può dargli quel qualche cosa in più?
“Il calcio, purtroppo, è fatto di mode trainanti per cui spesso quando un allenatore o giocatore fa anche trequarti di campionato male, ma se poi fa le ultime dieci giornate bene ha già il mercato garantito. Al contrario Juric è un allenatore che ha lavorato meravigliosamente, con presupposti soprattutto quest’anno relativi, e ha fatto invece un girone di ritrono un po’ altalenante per cui questo incredibilmente, secondo me, poi nel momento in cui si scatena il valzer degli allenatori lui lo pagherà. Penso che sia un allenatore che abbia bisogno di una fase intermedia prima di eventualmente spiccare il volo verso realtà di più ampio respiro alle quali può aspirare per cui Torino è la piazza ideale. A mio avviso, non è lui che si vuole staccare dal Verona, ma è un processo fisiologico che lo vede meritevole di una certa attenzione. Resto convinto che, per esempio, la Fiorentina che l’anno scorso lo aveva preso e poi per delle incomprensioni fra Commisso e Pradè alla fine non hanno formalizzato l’accordo, adesso potrebbe riprovarci, ma bisogna vedere se Juric non se la sia legata al dito. Certamente nella mente di molti resta la seconda parte d’annata del Verona meno brillante per cui magari qualcun altro ha fatto meglio e gli viene preferito. Anche Italiano, secondo me, per il Torino sarebbe perfetto per mille aspetti. Ha fatto una vera impresa salvando lo Spezia e invece, mi pare, che si consideri un terzo del reale valore. A mio avviso in Italia mancano i dirigenti, ma non mi sorprende”.
Ipotizzando che Nicola non sia riconfermato, chiunque arriverà al Torino si troverà in una situazione difficile con la squadra che per due anni si è salvata praticamente all’ultimo, forse alcuni giocatori hanno fatto il loro tempo e big come Belotti e Sirigu potrebbero andare via. Iniziare un nuovo ciclo può agevolare oppure è una partenza in salita?
“Per me determina molto il presidente Cairo nel Torino. Io sono figlio di un uomo alessandrino per cui tendo sempre a difendere Cairo però l’ultimo Cairo a me non fa impazzire proprio per nulla. E non mi fa impazzire neanche il direttore sportivo Vagnati. Questo asse è alla base di situazioni che sulla carta nemmeno meriterebbero, ne parlavo qualche giorno fa con un importante direttore sportivo: il Torino ha una squadra con giocatori di qualità e a gennaio ha preso due giocatori, Mandragora e Sanabria di livello assoluto. In difesa ha uomini di spessore e davanti ha uno come Belotti, un esterno Ansaldi che mi fa impazzire per la qualità che ha. Sinceramente dico che non so cosa manchi a questa squadra per fare bene. Penso che ci sia stata una frattura netta fra la gente e Cairo. Non so se è accaduto quando ci sono stati scontri in curva ed erano successe un po’ di cose con la polizia. Una piazza come il Toro non può avere di queste problematiche perché dopo la squadra ne risente paurosamente. Sulla tempistica questo è accaduto, mentre sulla causa non lo so se è un caso, ma la realtà è questa. Le idee chiare deve avercele soprattutto il presidente rendendosi conto che allenatori come Juric e Italiano se arrivassero avrebbero molto meno bisogno di giocatori, ma molto più di segnali autentici da una società che deve ritrovare la propria compattezza e la propria anima che a Torino e al Torino si fa coinvolgendo la gente”.
Quest’anno i tifosi non sono potuti andare allo stadio, ma dal prossimo campionato se tutto filerà liscio, anche se in numero ridotto, il pubblico tornerà a seguire in presenza le partite e ci sarà una pressione maggiore.
“Appunto, non dico che Cairo sarà costretto come a Firenze quando i Della Valle dovettero vendere la società però non so se Cairo è un lottatore o se non ha più voglia oppure se vorrebbe acquistare un’altra società. Penso che il Torino sia una faccenda molto delicata del calcio italiano, è una società molto spesso raccontata come particolare, fascinosa, ma in fin dei conti è una società che non ha mai più ritrovato neppure una parte dello smalto che fino a un certo punto ha avuto. E questa è una squadra che invece merita di stare di stare al sesto-quinto posto con la Lazio, il Napoli, la Fiorentina, la Roma e l’Atalanta. Si è un po’ dimenticato che questo è il Toro e va recuperato, però, non c’è l’atmosfera”.
C’è quindi il rischio che qualunque allenatore arrivi si trovi dopo un po’ di tempo in difficoltà?
“La squadra del Toro ha bisogno di uno stadio “infiammato” e di sapere che c’è un tutt’uno fra la gente e la società, che c’è veramente simbiosi. La carica agonistica, le motivazioni, l’entusiasmo sono fondamentali, ma se invece si vive una situazione di incertezza è come se si vivesse con genitori che litigano in continuazione e ci sono problematiche e i figli allora si rinchiudono nella loro cameretta pensierosi. I giocatori fanno questo. E’ facile dire che i giocatori vogliono solo guadagnare, ma alla fine il calcio resta un magnifico gioco ed essendo viziati da questo gioco vogliono tutto apparecchiato ed esaltarsi con lo stadio pieno, l’entusiasmo, il calore, la gioia delle persone.

Quando in una società ci sono problemi la squadra disputa stagioni anonime che non sanno di niente e si paga anche dazio su fronti dove non si dovrebbe perché se c’è un punto dove Cairo non ha responsabilità è sulla costruzione della squadra poiché per me è di degno valore e non avrebbe dovuto lottare per la salvezza, ma per altri traguardi”.
Si parla tanto di rivoluzionare la squadra in vista del prossimo campionato, forse allora però non ce n’è così bisogno?
“Per me, no. Proprio no. Secondo me, il Torino deve vendere Belotti perché ha solo più un anno di contratto e non rinnoverà mai. E’ una situazione arrivata alla fine. Oppure rinnovi con lui, ma gli dai soldi però un giorno Belotti deve fare il Belotti in squadre forti altrimenti non può costare 80 milioni, non è comprensibile un prezzo simile se gioca in una squadra che fa campionati anonimi. La situazione di Belotti va presa in considerazione pesantemente perché già il Torino ne ricaverà molto meno di quello che avrebbe potuto poiché è a otto mesi dal poter firmare liberamente per qualunque altra società per cui che cosa può pagare d’indennizzo una società che volesse prenderlo? Per Belotti oggi, secondo me, non si prendono più di 30 mln. E sono già tanti soldi in un mercato che è molto cambiato. Il Toro non deve sbagliare né l’operazione Belotti né, tanto meno, chi prendere al suo posto. Ci sono poi giocatori come Lukic che a me sembra molto buono e Verdi che è uno che prima o poi per forza dovrà sbloccarsi perché non è possibile che un altro investimento da 23 mln non renda abbastanza. A metà campo l’operazione di Mandragora è stata eccezionale e adesso servono corridori. Il Torino i giocatori li ha e se recupera Baselli non ne servono molti. Al Torino c’è tanta inespressione e come a Firenze c’è stata tanta confusione con gli allenatori e tanti giocatori che non hanno dato quello che potevano. Giampaolo ha tramortito la squadra. Nicola ha ereditato una situazione non banale e forse anche il fatto di scaricarlo così non lo comprendo, ma comprendo che non abbia stra-convinto. Tutte le vote quando leggo la formazione del Torino mi rendo conto che i terzini Ansaldi e Singo sono forti per cui non so cosa manchi veramente al Torino. Per me la squadra deve correre molto di più, essere molto più stimolata, molto più coraggiosa e deve avere un fronte offensivo molto più omogeneo. Non si può sempre giocare solo su un uomo che finisce a terra in continuazione: viene veramente l’ansia a veder giocare il Torino. E’ troppo faticoso. Manca la spontaneità nel Toro e anche l’unione, quella vera, e il divertimento: vedo i giocatori sempre troppo segnati psicologicamente. E questa è stata una responsabilità di Giampaolo. Questi giocatori hanno bisogno di riposare e poi ri-iniziare gioiosi e in un bell’ambiente. Purtroppo Cairo è in una situazione … i giocatori lo vedono mogio. Tutti sanno tutto, i giocatori non sono diversi da noi e annusano e sanno tutto e andare in campo in una situazione così ibrida non è una bella cosa, non fa piacere, non ti mette a proprio agio. Io li conosco i giocatori e funziona così. Per cui chi ci vuole stare ci sta e chi non vuole più starci si leva di torno. A centrocampo servono un paio di corridori veri, uno di qualità e un corridore. Gojak è un giocatore pazzesco, e lo dice un bischero come me, e ci si accorgerà di lui sia che resti sia che venga dato via. Io mi auguro che resti perché è un giocatore vero che ha bisogno solo di trovare la sua collocazione in campo perché come ruolo è ibrido: una volta fa la mezzala, un’altra il trequartista e un’altra ancora la mezza punta. Ha solo bisogno di essere incoraggiato e di sentire la fiducia che gli dà l’avere la maglia. Se il prossimo anno dovessero farlo giocare titolare farà un campionato strepitoso. E in attacco non penso servano giocatori come Zaza e Bonazzoli”.
Secondo lei, se Belotti andasse via chi potrebbe sostituirlo?
“Mi viene un nome, è un giocatore che ho sempre visto perfetto per il Torino e che non mi risulta essere tanto perfetto per il Napoli: Petagna. E’ un centravanti di stazza, forte, ancora giovane (compirà 25 anni il prossimo 30 giugno, ndr), s sta facendo, è un bel riferimento in attacco, ha un sinistro potente. Se mi si chiede un nome non posso che dire Petagna”.

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