All'interno della crisi dello United: schema, uomini, tecnico. Quanti errori

Nelle cinque partite finora giocate, il Manchester United è stato letteralmente un disastro. La prima in casa contro l'Arsenal poteva segnare l'inizio di una nuova era. Fiducia per il mercato, colpi importanti, altri alle porte, invece i Gunners hanno espugnato Old Trafford per 1-0. Poi la trasferta una settimana dopo un casa del Fulham, un misero 1-1 contro i Cottagers ma il puntio più basso è stato senza dubbio nel secondo turno di EFL Cup. Contro il Grimsby Town, squadra di divisioni inferiori, sconfitta ai rigori 14-13. Fischi, fiaschi. Lo United prova a rialzarsi, 3-2 al Burnley ma pure a fatica, dopo la sosta per le Nazionali il tonfo per 3-0 contro il Manchester City è roboante.
Per questo Ruben Amorim è decisamente nel mirino della critica. Il suo 3-4-2-1 è finito al centro del dibattito: 'può sopportare un campionato come la Premier League uno schema simile con giocatori come quelli della rosa dei Red Devils?', è l'interrogativo che tattici e analisti si stanno ponendo. E la risposta pare univoca. No. Shaw adattato a braccetto detro. Bruno Fernandes mediano nei due in un centrocampo con Ugarte che ha poco fisico e sostanza. Mbuemo che non sta dimostrando di essere all'altezza, Mainoo finito fuori dai radar. Maguire che non ha il passo per reggere e guidare una retroguardia a tre, Dalot e Diallo snaturati tatticamente (contro il Burnley), idem Mount. Sesto con troppe responsabilità e troppo isolato, Zirkzee emarginato e via discorrendo.
La rosa dello United è ricchissima di giocatori di talenti, presi uno per uno farebbero le fortune (McTominay e Hojlund, vero Napoli?) di tante squadre europee. Però costruire una grande squadra è un'altra cosa. E questo il Manchester United continua a non capirlo, anche dopo tanti anni.
