Crisi Inter nonostante il sogno Champions: serve una nuova guida tecnica e il mercato è nel mirino. Aspettando l'Europa, mezzo flop Milan: per l'estate la proprietà ha deciso di riflettere su allenatore e dirigenti

Il salvagente di Simone Inzaghi è il sogno più grande, ovvero quello inatteso, dunque la corsa alla Champions League. Ma può una campagna pur così splendente e dorata salvare la faccia di un'Inter dove tutto, tranne quello splendido dettaglio, sembra crollare? Terzo ko di fila in casa, quello di ieri, senza segnare. Un ruolino di marcia recente da zona retrocessione, in un calendario peraltro non impossibile. E poi la Champions League, che verrà, a rischio, concreto, a meno che i nerazzurri non riescano a vincere quella dove sono ancora in corsa. Già. Eccolo lì, il salvagente di Inzaghi. L'andata col Benfica (occhio alle Aquile, ko anche in campionato e in crisi verticale) in questo scenario è un paradosso, quasi inspiegabile. Eppure c'è e per il tecnico è oro colato.
Un campionato disastroso. Inzaghi ha il destino segnato? Le colpe di Marotta e Ausilio
Dopo aver perso uno Scudetto (quasi) vinto da favorita assoluta, l'Inter è ripartita comunque coi favori del pronostico e rischia invece di non qualificarsi neanche in Champions League. Storicamente, statisticamente, e pure normalmente, in questi casi il tecnico salta. E' in discussione e il destino sembra segnato, a meno che... Giusto. Tutto legato a un flebile sogno, però va detto che al netto di un ruolino di marcia disastroso, e il gioco pure come dimostra la sfida contro il Monza, non è il solo colpevole. Perché non sia lesa maestà criticare l'operato di Giuseppe Marotta e Piero Ausilio. Hanno fallito a riprendere Romelu Lukaku, a non capire che Lautaro Martinez non è un leader, a non ringiovanire una difesa che fa acqua, a gestire il caso Milan Skriniar, a non capire che era il momento di cedere Marcelo Brozovic, a non riuscire a vendere Joaquin Correa o Robin Gosens, a prendere Denzel Dumfries e pure tutti i giovani inadatti a Simone Inzaghi. E, forse, anche nella scelta dell'allenatore. Riflessioni, queste, che la futura proprietà dell'Inter dovrà fare.
Crisi milanese: anche il Milan fa flop
E poi c'è l'altra milanese dalle due facce. La stagione del Milan è una bestia incomprensibile, con un sogno appeso a gare ancora delicatissime, e complicatissime, e un domani dove la Champions resta a rischio. Perché la classifica parla chiaro e la duplice sfida col Napoli, e la gara di ieri, hanno dimostrato che al momento la priorità di Stefano Pioli è la Coppa. Ma a che prezzo? Stravolgere tutta la formazione ha mostrato le profonde lacune di una rosa laddove le scommesse sono state importanti ma dove di fatto il livello delle riserve non si è alzato. Azzardare, credere nelle proprie idee, non significa che queste debbano essere per forza giuste. Chi scrive ha difeso quella di puntare su Charles de Keteleare, per coerenza, per forza di volontà. Solo che adesso, col tempo, si sta dimostrando un fallimento. Come difendere l'investimento voluto con forza da Paolo Maldini e Frederic Massara? Come difendere, altrettanto, quel Divock Origi che lo stesso Stefano Pioli aveva benedetto?
La dirigenza del Milan rifletta su tecnico e dirigenza
E poi come Diavolo è possibile che sia una squadra in campionato, timida, contratta, poco compatta ma disunita, disattenta, e una in Champions League? Dov'è il nesso logico tra il Milan che vince l'andata dei quarti di finale di Champions League contro la miglior squadra d'Europa del momento, il Napoli, e il brodino tiepido visto contro il Bologna? Se si tratta di motivazioni, è colpa dell'allenatore. Se si tratta di giocatori sbagliati a monte, è colpa della società. In tutto questo, a prescindere dal lato della colpa, ci sono quella insindacabili di giocatori che viaggiano o a corrente alternata, come Rafael Leao e Theo Hernandez, o a scartamento ridotto, vedi Charles de Ketelaere e via discorrendo. A prescindere, la proprietà dovrà fare una valutazione a fine stagione e farla a prescindere di quello che sarà il risultato in campionato (Champions o no) ed europeo (Champions o no), perché il Milan stesso insegna che le programmazioni si fanno con le idee e oltre a quello che spesso è l'episodio di un attimo. Crede, questa società, che Stefano Pioli sia sempre l'uomo giusto per il ciclo del futuro? Che lo siano anche i dirigenti? Che servano dei correttivi soltanto? Risponda a queste tre domande e trovi soluzioni perché questo presente è incomprensibile.
