Furlani, Ibrahimovic, Moncada, Kirovski: la tetrarchia che ha affondato un Milan senza Futuro tra sconfitte e dichiarazioni fuori luogo. E la prospettiva è ancora più incerta: c'è una sola via d'uscita

A 90 minuti dal termine del campionato il Milan può già essere annoverato come la più grande delusione della stagione. E' fuori da tutto, dopo l'ultimo turno ha perso matematicamente anche la possibilità di qualificarsi alla prossima Conference League. E' uscito sconfitto dalla finale di Coppa Italia, è uscita male ai play-off di Champions League. Ha bruciato la sua annata con la velocità con cui Sergio Conceicao ha fumato il suo sigaro dopo la vittoria della Supercoppa Italiana, l'unico acuto di un annata sciagurata non solo per la prima squadra. Al suo primo anno di esistenza il Milan Futuro è retrocesso tra i Dilettanti. Il Milan e il calcio dilettantistico nella stessa frase. Un accostamento che fa accapponare la pelle a qualsiasi appassionato di calcio, che ancor di più dovrebbe farla accapponare ai dirigenti. E invece Geoffrey Moncada prima della gara contro la Roma ha detto che in fondo è la stessa cosa: "Che non conta giocare in C o in D, l'importante è creare i giocatori". E' la stessa cosa? E poi come li crei i giocatori? E' davvero la stessa cosa per i ragazzi dell'Under 23 giocare in terza o in quarta Serie A? Spoiler: assolutamente no. E infatti questa estate il Milan ne pagherà le conseguenze, sarà costretto a tantissimi prestiti.
Moncada che parla in quel modo è la fotografia di cosa è il Milan oggi. Ma ancora più grave è analizzare come il club rossonero sia arrivato a quel punto. E lo si può fare partendo proprio dalla seconda squadra, da un progetto costato 15 milioni di euro. Una enormità per la categoria. E' un progetto nato sotto una cattiva stella perché figlio di decisioni sportivamente inspiegabili: come silurare Ignazio Abate solo per la gestione in Primavera di Maximilian Ibrahimovic, come affidare il progetto Jovan Kirovski, ex dirigente del Los Angeles Galaxy che in pochi giorni s'è trovato catapultato dalla MLS alla Serie C. Senza sapere nulla del calcio italiano, men che meno della terza serie.
La conseguenza di tutto ciò si è vista non solo nella costruzione di una squadra senza capo né coda, ma anche nella gestione degli allenatori. Daniele Bonera è passato dall'essere collaboratore di Pioli ad allenatore del nascente Milan Futuro solo perché considerato la scelta più accomodante. Praticamente subito s'è capito che non era il tecnico giusto ma l'esonero è arrivato solo a fine febbraio, non prima di avergli affidato Mauro Tassotti come 'tutor'. A quel punto al suo posto è arrivato Massimo Oddo che ha traghettato la squadra fino ai play-off salvo poi trovarsi a dover affrontare il doppio match con la SPAL senza Jimenez, Camarda e Liberali perché non avevano collezionato il numero minimo di gare nelle regular season. Passi per lo spagnolo, ma le due giovanissime promesse del calcio italiano non potevano fare qualche panchina in meno con Conceicao e Fonseca e qualche gara in più con Oddo e Bonera? La domanda è retorica. E' figlia di una disorganizzazione a tutti i livelli. Di una totale mancanza di comunicazione all'interno dello stesso club.
Il Milan Futuro in Serie D sarà ora come un elefante in un cristalleria. Di difficile gestione, per la stessa Lega Dilettanti e per una società che nel frattempo ha tanti altri problemi da risolvere. E da mesi non ne risolve mezzo. Giorgio Furlani da settimane ha aperto il casting per il nuovo Direttore Sportivo salvo poi mettere in dubbio l'arrivo stesso di un nuovo DS. La sconfitta contro il Bologna ha però scoperchiato il vaso di Pandora, ha detto una volta di più che quella di un dirigente di campo è scelta non più procrastinabile. Già, ma chi? E soprattutto: con che margine? Perché oggi più di una stagione sciagurata ciò che preoccupa il tifo rossonero è la prospettiva. Il Milan si sta incartando dinanzi alle prime decisioni per la prossima stagione perché non può presentare un progetto chiaro a dirigenti e allenatori. Vive del suo nome, grandissimo. Ma questo non basta se vuoi convincere Massimiliano Allegri o Antonio Conte. Se chiedi a Tony D'Amico di forzare la mano coi Percassi per liberarsi dal contratto in essere con l'Atalanta.
Già, l'Atalanta. Il centro sportivo di Zingonia dista in linea d'area 60 chilometri da Milanello ma i due progetti oggi sono lontani anni luce. Per competenza, prospettive, per organizzazione e quindi risultati. La famiglia Percassi per riorganizzare il suo settore giovanile e mettere le basi dell'Under 23 ha ingaggiato Roberto Samaden, non un dirigente preso da Los Angeles. E l'Atalanta in questi anni ha messo in piedi un progetto tecnico in cui tutti lavorano per un obiettivo comune, senza guerre interne. Al Milan invece da troppi mesi a questa parte succede tutto e il contrario di tutto ed ecco perché, prima ancora di varare un nuovo progetto tecnico, sarebbe necessario creare le giuste condizioni per farlo fiorire. Furlani, Ibrahimovic, Moncada e Kirowski con responsabilità diverse hanno tutti contribuito ad affossare un Milan oggi senza Futuro, dovrebbero tutti fare un passo indietro e permettere a chi è più in alto di loro di riorganizzare il club secondo nuove basi. Con nuovi nomi. Però se Paolo Scaroni, presidente di rappresentanza più che di sostanza, snobba le ultime dichiarazioni di Boban e dice che nemmeno le ha ascoltate, i segnali non sono confortanti. Vuol dire che il Milan sta viaggiando in una direzione opposta a quella del buonsenso. E del buon governo.
