De Zerbi e il caso Rabiot: "Più attenzioni a lui che a mio figlio ma nessuno è al di sopra del club"

Alla vigilia della sfida di Ligue 1 contro il Paris FC, Roberto De Zerbi ha affrontato a viso aperto il caso che ha scosso l’Olympique Marsiglia negli ultimi giorni: la violenta lite nello spogliatoio tra Adrien Rabiot e Jonathan Rowe dopo la sconfitta nella gara d'esordio sul campo del Rennes. Un episodio che ha spinto club e allenatore a mettere entrambi i giocatori fuori rosa e sul mercato.
"Se due avvocati o due camerieri si picchiano davanti al capo, cosa succede? Vengono sospesi o licenziati. Vale lo stesso per i calciatori: l’anarchia non può funzionare in una squadra", ha dichiarato De Zerbi, che non ha nascosto lo sconcerto per la scena: "Sono abituato alle risse, vengo dalla strada, ma non avevo mai visto le guardie costrette a separare due compagni". Il tecnico italiano ha chiarito che la decisione è stata condivisa con il presidente Pablo Longoria e il d.s. Medhi Benatia: "Esiste una gerarchia: prima il club, poi l’allenatore, poi i giocatori. Era una scelta temporanea, in attesa delle loro scuse, ma necessaria".
De Zerbi ha poi risposto alle critiche dell’entourage del centrocampista francese, guidato dalla madre Véronique: "Ho avuto più attenzioni per Adrien che per mio figlio. Dieci giorni fa gli ho persino offerto la mia casa ad Aix-en-Provence. Non devo prostituirmi per un calciatore, anche se ci fa vincere delle partite". E ha ricordato un gesto di fiducia: "L'ho reso io capitano quando lo stadio gli lanciava contro le bottiglie, per fargli sentire che eravamo con lui". Nonostante il valore tecnico dell’ex juventino, l’allenatore ha ribadito la priorità: "Forse perderemo altre partite, ma nessuno deve sentirsi superiore al club. Le regole contano, non perdo la dignità per vincere un campionato. Nel lungo termine sarà una scelta benefica".
